Pagine

sabato 27 ottobre 2007

Grand Pilier d'Angle (parete Nord) - *Boivin-Vallençant*

La freccia rossa evidenzia l’attacco della via che è in comune con la *Cecchinel-Nominé* fino a 2/3 di parete, per poi piegare a destra sotto il seracco sommitale

Il versante nord del Grand Pilier d’Angle (4243 m) è solcato da una moltitudine di linee ghiacciate che corrono quasi rettilinee dalla base alla vetta. Tra esse, la più frequentata è sicuramente la goulotte percorsa nel 1975 da Jean-Marc Boivin e Patrick Vallençant, spesso erroneamente chiamata *Cecchinel-Nominé*. Quest’ultima, in reltà, dal termine delle goulottes continua diritta su terreno roccioso e misto verticale. La *Boivin-Vallençant* invece sfrutta i primi 2/3 della *Cecchinel* per poi piegare a destra - con un lungo traverso - fino a raggiungere l’evidente goulotte che sale sotto il seracco sommitale. In questo modo è possibile salire la parete nord del Grand Pilier d’Angle lungo un itinerario molto estetico e interamente su ghiaccio.
L’unica nota stonata di quest’itinerario è che purtroppo si trova in un ambiente tanto affascinante quanto pericoloso. A partire dalla discesa del Col Moore fino all’attacco della via i rischi oggettivi sono veramente elevati, per eventuali crolli di porzioni rocciose o di seracchi. La zona, ormai da un po’ di anni, è piuttosto attiva e in continua trasformazione.
Approfittando delle buone condizioni della via, Riccardo ed io abbiamo salito appunto la *Boivin-Vallençant* (900 m, V/5), beneficiando tra l’altro di una luna (quasi) piena che illuminava a giorno la parete. Il programma iniziale era quello di andare nel pomeriggio a dormire al bivacco della Fourche... giunti rapidamente davanti alla sua porta, però, ci siamo trovati di fronte il Pilier d'Angle in tutto il suo splendore! Non abbiamo resistito e ci siamo avviati subito, con l'intenzione poi di bivaccare quando saremmo stati stanchi: cosa che è avvenuta in vetta, a circa 4200 metri di quota con solo un telo in due... freddino! Il mattino successivo abbiamo percorso l’ultimo tratto della Cresta di Peuterey fino in vetta al Monte Bianco per poi scendere a prendere la funivia all’Aiguille du Midi. Questi, in sintesi, i nostri tempi:
  • Punta Helbronner: ore 12
  • base del Pilier d’Angle: ore 15.30
  • arrivo vetta Grand Pilier d’Angle: ore 21.30
  • bivacco
  • partenza vetta Grand Pilier d’Angle: ore 6.30
  • vetta Monte Bianco: ore 9
  • Aiguille du Midi: ore 13

Materiale: 1 corda da 50 m, 1 cordino in kevlar (5.5 mm X 50 m, per le doppie del Col de la Fourche e del Col Moore), 8 chiodi da ghiaccio, 1 serie di TCU dal #00 al #3 Metolius.
Avvicinamento: Combe Maudite - salita al Col de la Fourche - discesa (2 doppie) - salita al Col Moore - discesa (3 doppie).
Discesa: dalla vetta del Grand Pilier d’Angle, raggiungere la cima del Monte Bianco lungo la Cresta di Peuterey e scendere per una delle vie normali.

domenica 26 agosto 2007

Croix des Têtes - *Happy birthday* + *Choucas k'ouille*

Sulla guida *Escalade en Maurienne* è indicata come la via di riferimento per la difficoltà ABO in Savoia: *Happy birthday* (600 m, 7c max, 7a obbl.) sul Grand Pilier della Croix des Têtes. Impossibile resistere alla tentazione!
Insieme a Riccardo O., Giorgio e Rosanna siamo andati a toccare con mano questo bel pilastro di calcare, a torto scarsamente frequentato. Sicuramente l’avvicinamento lungo e complesso scoraggia un po’ gli arrampicatori... ma ne vale la pena! Consigliabile abbinare la salita di due vie.
Il primo giorno, mentre Giorgio e Rosanna erano impegnati su *Labyrinthe de Minos* (a loro giudizio poco estetica), Riccardo ed io abbiamo salito - in poco più di 7 ore - la via più famosa del Grand Pilier, *Happy birthday* appunto. Si tratta di un itinerario molto lungo (17 tiri) che si sviluppa su un ottimo calcare e che propone difficoltà continue di 6c/7a con due lunghezze di 7b e una di 7c molto impegnative: è  interamente attrezzata a spit (tassello zincato da 10 mm e placchetta in alluminio Camp) e qualche passo obbligatorio di 6c/7a ogni tanto bisogna farlo...
Il secondo giorno invece ci siamo diretti tutti e quattro su *Choucas k’ouille* (250 m, 7a+ max, 6c obbl.), un bell’itinerario che si svolge nella parte destra della Croix des Têtes. A parte la seconda lunghezza dichiarata di 7a+ (nettamente più difficile, a nostro giudizio), il resto della via oppone difficoltà omogenee di 7a su un calcare di ottima qualità!

Materiale: 2 corde da 50 metri, 14 rinvii, casco.
Esposizione: generalmente sud-ovest, sole al pomeriggio.
Accesso stradale: Courmayeur - Chamonix - Cluses - Albertville - Aiguebelle - Saint-Jean de Maurienne - Saint-Martin La Porte - La Planchette (2.30 ore da Courmayeur).
Avvicinamento: dal parcheggio situato a valle di La Planchette (segnavia che indica l’accesso al Massiccio della Croix des Têtes attraverso il sentiero *pin brulé*), seguire il sentiero che sale sul fianco della montagna fino ad affacciarsi sulla valle principale. Di qui ha inizio la ferrata che scende verso la base delle pareti: il Rifugio di Bonnant si trova ancora a valle, ben nascosto nel bosco. Prevedere 2/3 ore di cammino in totale.
Discesa: in doppia sulle vie (catene alle soste).

Il Grand Pilier della Croix des Têtes: 600 metri di compattissimo calcare!
Vista da sotto del Grand Pilier, *Happy birthday* corre esattamente in centro alla foto.
Calcare grigio molto compatto caratterizza tutta la prima parte di *Happy birthday*.
Tiro dopo tiro, guadagniamo quota su *Happy birthday*.
Riccardo al termine dell’ultimo tiro (17°) di *Happy birthday*... che propone una durissima sezione di 7c, fortunatamente azzerabile :-)
Classico autoscatto al termine dei 17 tiri di *Happy birthday*.
Il Rifugio di Bonnant, ottima base d’appoggio per le vie alla Croix des Têtes.
Cena al rifugio... ovviamente non custodito!
Calcare in puro Verdon-style su *Choucas k’ouille*.
Riccardo impegnato su uno dei tanti 7a di *Choucas k’ouille*.

domenica 5 agosto 2007

Grandes Jorasses - *Cresta Hirondelles*

La parete nord delle Grandes Jorasses è delimitata a sinistra (est) da una cresta molto lineare che prende il nome dal colle da cui si innalza, il Col des Hirondelles.
Percorrendo questo itinerario però non si ha assolutamente l'impressione di essere su una cresta... anzi! Il più delle volte infatti ci si tiene verso la parete est.
Si tratta di un classico itinerario di alta montagna (750 m, IV/D 5c M), con difficoltà principalmente di misto e roccia (di qualità mediocre). Considerate le condizioni non proprio eccezionali della via, abbiamo calzato i ramponi dal colle alla vetta (circa 8 ore), anche per salire la celebre *fessura Rey* che si presentava bagnata e ghiacciata!
Chapeau al primo salitore, che alla fine degli anni '20, ha superato questo passaggio con soli 3 chiodi (adesso ce ne sono ben 8).
Oggi - sulla cresta - Mikaela ed io eravamo in buona compagnia... insieme a Rudy, Marco C. e Marco F. c'era la combriccola di Leverogne quasi al completo (Germaine, Alexis, Poci, Munio e Duja). Complimenti a tutti per una salita non proprio plaisir come introduzione all'alpinismo!

Materiale: 1 corda da 50 m, 4 rinvii, una serie di friends dal #.5 al #2 Camalot, 1 serie di TCU dal #0 al #3 Metolius, fettucce, casco, ramponi, piccozza.
Esposizione: Est.
Avvicinamento: dal bivacco Gervasutti, in poco più di 1.30 ore su ghiacciaio fino al Col des Hirondelles.
Discesa: lungo la via normale, in circa 3 ore fino al rifugio Boccalatte, quindi sentiero fino a Planpincieux.

Un bel gruppone al bivacco Gervasutti. Tutti diretti alla Cresta Hirondelles? Ebbene sì...
Otto posti per quindici persone... ci si stringe!
Mikaela esce piuttosto provata dalla *fessura Rey*
Dopo la *fessura Rey* abbiamo seguito la via originale a sinistra: normalmente invece si segue la *variante Gobbi* a destra
Anche sulla via originale, comunque, ci sono passaggi interessanti... come questo!
Mikaela si disseta bevendo acqua di scioglimento da un piccolo ruscello.
Uno dei pochi tratti con roccia di buona qualità lungo la cresta.
Classico ambiente d’alta montagna sulla Cresta Hirondelles.
L’ultima crestina rocciosa che conduce al termine delle difficoltà.
Autoscatto in vetta alle Grandes Jorasses.

giovedì 15 marzo 2007

Eiger (parete Nord) - *Heckmair*

Classica vista della Nord del'Eiger dalla Kleine Sheidegg

Dopo anni di attesa, è finalmente arrivato il momento di chiudere il trittico delle celebri pareti nord delle Alpi (Cervino, Eiger, Grandes Jorasses).
Il 15 marzo, con Riccardo, il sogno si è concretizzato. In poco meno di 10 ore (9.57 per la precisione...) abbiamo percorso la classica via della parete nord dell’Eiger, conosciuta anche col nome del suo primo salitore *Heckmair* (1800 m, VI/5 6a M). Le condizioni perfette della parete ci hanno permesso una progressione veloce e le temperature ottimali ci hanno lasciato scalare in pile e guanti leggeri!
Impressioni: un libro aperto di storia dell’alpinismo... una bella via, complessa, lunga, completa, con alcuni tratti molto impegnativi!

Un pensiero, inevitabile, al mio amico Claudio Chiaudano... caduto tragicamente il 16/01/2005, nella parte bassa della parete mentre tentava di accompagnare un cliente.

Materiale: 1 corda da 50 m, 1 cordino in kevlar da 50 m (non utilizzato), 8 rinvii, 4 chiodi da ghiaccio, una serie di friends dal #.5 al #3 Camalot, una serie di TCU dal #0 al #3 Metolius, 4 chiodi da roccia assortiti in fondo allo zaino.
Avvicinamento: in 40 minuti in piano dalla guesthouse di Eigergletscher (raggiungibile in treno da Grindelwald).
Discesa: nelle attuali condizioni, lungo i ripidi pendii nevosi del versante ovest (2.30 ore).

sabato 3 febbraio 2007

Petites Jorasses - Parete Ovest *Omega*

La parete Ovest delle Petites Jorasses si presenta come uno scudo di placche granitiche, su cui si svolgono belle vie di roccia. Appena a sinistra di queste, si trova una linea molto logica ed elegante che in inverno è possibile salire con piccozze e ramponi. Si tratta di *Omega* (750 m, IV/6 M), salita per la prima volta nel 1994 dall'uomo simbolo dell'arrampicata su ghiaccio nel massiccio del Monte Bianco: Patrick Gabarrou.
Oggi, Riccardo O. ed io abbiamo salito questa bellissima via, attualmente in condizioni piuttosto buone, che consentono una progressione veloce e in libera anche sul tratto originariamente salito in artificiale (2 spit da 8 mm in posto).
È possibile effettuare la salita in giornata, partendo molto presto dal Rifugio Leschaux... ma non bisogna perdere troppo tempo se si vuole prendere il treno di Montenvers (ultima corsa alle 16.10).
Per completezza di informazione, i nostri tempi sono stati i seguenti: 1.30 ore dal Rifugio alla base della via, 7.15 ore per salire e scendere la via (15 tiri), 1.30 ora per il rientro a Montenvers...

Materiale: 2 corde da 60 m, una serie di friends dal #.5 al #2 Camalot, una serie di TCU dal #00 al #3 Metolius, 5 chiodi da ghiaccio (3 corti), eventualmente qualche chiodo da roccia e cordino per rinforzare le soste.
Avvicinamento: con gli sci, consigliabile utilizzare come base il Rifugio Leschaux.
Discesa: in doppia lungo la via.

Avvicinamento con gli sci al Rifugio Leschaux.
Rifugio Leschaux... camera con vista!
La linea di *Omega* segue un sottile nastro ghiacciato nel cuore della parete Ovest delle Petites Jorasses.
Undicesimo tiro.
Dodicesimo tiro per Riccardo.
Penultimo tiro: la modesta inclinazione non deve trarre in inganno...
Ultimo tiro, ancora delicato!
La via sbuca sulla cresta, ad una quindicina di metri dalla vetta.
La parete Ovest delle Petites Jorasses: a sinistra l’evidente linea di *Omega*.