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lunedì 20 aprile 2015

Sicilia - richiodatura *La collina dei conigli* + arrampicate varie


Sguardo a Sud dalla cima di Monte Cofano, verso Erice e Trapani

L'obiettivo principale della trasferta era terminare la richiodatura completa a fittoni resinati de *La collina dei conigli*
A causa di una intossicazione alimentare di gruppo, quattro mesi fa ero stato costretto ad abbandonare il lavoro di richiodatura de *La collina dei conigli*, via che avevo aperto nel 2007 sulla parete Nord del Monte Monaco (San Vito Lo Capo - Sicilia). Nella seconda metà di aprile sono finalmente riuscito a tornare per terminare l'opera, beneficiando - tra l'altro - di giornate bellissime e non troppo calde. È stata un'iniziativa del tutto personale, non retribuita, mossa principalmente dalla preoccupazione per la sicurezza delle numerose cordate che ogni anno ripetono la via e dal desiderio che quest'ultima non cada nel dimenticatoio o, peggio ancora, catalogata come via estremamente pericolosa e mal attrezzata. L'evento che mi ha spinto immediatamente ad intervenire è stato senza dubbio il (fortunatamente) mancato incidente occorso ad una cordata durante la discesa in doppia dalla via. L'ancoraggio più basso della terza sosta (fix con anello) aveva ceduto e gli arrampicatori erano rimasti appesi al cordone che lo collegava all'ancoraggio più alto. Il tassello era completamente corroso dalla salsedine e non ha più retto il carico. Ho quindi deciso di procedere con la sostituzione sistematica di tutti i fix (anche quelli apparentemente, ed effettivamente, in ordine) con nuovi fittoni resinati inox AISI 316L. Le considerazioni che si possono fare sono molteplici, cercherò di sintetizzarle per punti.

- Perché, dopo solo 7 anni, un ancoraggio inox garantito per reggere 2500 kg si è potuto spezzare con un carico di neanche un paio di centinaia di kg?
La risposta precisa a questa domanda credo che non esista. Si possono soltanto fare delle ipotesi e prendere delle contromisure.
Per quanto riguarda le prime, si tratta di un discorso troppo ampio che comprende la particolare conformazione della parete (costantemente strapiombante e mai toccata dalle piogge), la litologia (calcare di colore arancio molto scuro), il materiale del tassello inox (teoricamente AISI 304 acquistato a suo tempo con garanzie di utilizzo in ambiente marino...  ma da analisi su campioni simili neanche di quel tipo), il fatto che il bullone dell'unico altro tassello corroso (tra i quasi 50 sostituiti) fosse allentato, ecc.
Per quanto riguarda invece le contromisure, questo caso è più che esauriente per convincersi che gli arrampicatori in parete devono essere ancorati ad almeno 2 punti. Nel caso specifico della via sul Monte Monaco, consiglio a tutti i futuri ripetitori - in caso di dubbi sulla tenuta degli ancoraggi fissi - di integrare con protezioni veloci che possono essere piazzate praticamente ovunque. Il messaggio tra le righe per gli intenditori può essere letto anche come: "la via è fattibile interamente TRAD"... molto interessante ;-)

- Perché richiodare completamente la via e non sostituire solo i punti di dubbia tenuta?
Per una sorta di malattia mentale che sfocia, talvolta, nel perfezionismo e perché non mi è mai piaciuto vedere lavori di chiodatura eterogenei. Durante la richiodatura è stata rispettata rigorosamente la posizione dei punti originali (che erano stati piazzati dal basso), tranne la prima sosta che è stata spostata poco più a monte.

- Perché non utilizzare ancoraggi in titanio, unico materiale in grado di resistere alla corrosione marina?
Costa troppo ed è praticamente impossibile da trovare. Attualmente l'inox AISI 316L è un buon compromesso... ma, in quanto tale, non risolve il problema. Tra qualche anno (si spera un po' più di 7) sarà da sostituire. La via non è soggetta a manutenzione programmata, motivo per cui deve essere identificata come "terreno d'avvenura": chi decide di salirla lo fa a proprio rischio e pericolo e deve essere in grado di valutare ogni evenienza. Qualche friend, ad integrazione dei punti fissi, può essere utile per aumentare la sicurezza della progressione.

In tutta questa operazione devo ringraziare Cesare Raumer per aver fornito il materiale (fittoni inox Superstar 10x80 mm linea marina AISI 316L e resina Berner Multicompoud System Epoxy) e la Climbing House di San Vito Lo Capo per aver messo a disposizione il trapano. Per qualsiasi informazione e aggiornamento, anche sullo stato di usura dei materiali, consiglio di non esitare a interpellare Daniele e Ivan, sempre gentili e disponibili.
Dopo la richiodatura, naturalmente, ci siamo anche concessi un po' di scalate qua e là, tra San Vito Lo Capo, Ficuzza e Caltavuturo. Abbiamo visitato principalmente falesie, con l'eccezione di una via multipitch sulla Rocca Ramosa: *Io, Giorgio e Ramosa* (240 m, 7a max, 6b+ obbl.). Maggiori dettagli nella galleria delle immagini.