lunedì 7 luglio 2025

Extrepieraz - *Scelte difficili* (prima salita)

Il settore Gorgonzola a Extrepieraz è tanto conosciuto tra gli arrampicatori quanto poco frequentato dagli stessi. Non ho mai compreso i reali motivi di tale disinteresse ma un'idea me la sono fatta. La zona è nota per la falesia classica (monotiri) come meta estiva per famiglie: ampio prato verde alla base, vie di ogni difficoltà, frescura pomeridiana. Gli amanti delle vie di più tiri non la prendono in considerazione probabilmente per il fatto che la Valle di Ayas non è ricca di pareti di media montagna per scalare come altre zone. Il pensiero credo che sia rivolto principalmente alle alte vette del Massiccio del Monte Rosa dove però si pratica alpinismo classico. Eppure anche per arrampicare le opportunità ci sono e pure interessanti: Rocca di Verra, Monte Sarezza, Extrepieraz appunto. A sinistra della falesia conosciuta da tutti si trova una parete alta fino a 150 m, ben visibile dalla strada dopo Brusson in direzione Champoluc, in corrispondenza dell'area pic-nic Bosco di Goën. Proprio da questa prospettiva, all'occhio attento del climber non sarà sfuggita una placca compatta striata di grigio-azzurro che si trova nel lato sinistro. Personalmente sono circa 30 anni che la osservo e che mi stuzzica ma non ho mai avuto tempo/occasione di andare a curiosare. Pur non essendo un local mi son sempre considerato un frequentatore assiduo della parete, grazie alla guida alpina di Champoluc (ora emigrato in Australia) Franco Spataro con cui arrampicavo molto in gioventù e che mi ha trasmesso la passione per l'apertura delle vie dal basso con il trapano. Grazie a lui avevo conosciuto anche Ezio e Yannik Lettry - padre e figlio di Ginevra, regolarmente in vacanza nella loro casa di Mascognaz - instancabili apritori di vie nuove, appartenenti alla celebre scuola elvetica (Piola, Vogler e compagnia bella). Dopo un'intenso periodo di aperture negli anni '90 i due hanno progressivamente abbandonato trapano e spit per dedicarsi ad altro, lasciando però una bella eredità nella Valle di Ayas che è stata ripresa in primis da Franco ma che purtroppo anche lui ha dovuto abbandonare quando si è trasferito nell'altro emisfero. Per non lasciare cadere nell'oblio il tutto, mi sono sentito indirettamente chiamato in causa, anche se purtroppo il tempo da dedicare non è mai abbastanza. Per correttezza, avevo chiesto il permesso ai Lettry di terminare e/o riattrezzare le loro creazioni in giro per la valle, che mi avevano gentilmente accordato.
Per tornare alla suddetta placca striata di grigio-azzurro, sapevo che esisteva un tentativo di Ezio e Yannik genericamente relazionato con un 6b/A2 seguito da un punto di domanda e un nome piuttosto eloquente *Sableuse*. L'idea degli svizzeri era sicuramente quella di salire quello che da lontano appare come un tiro spettacolare ma forse la qualità della roccia nella parte bassa li aveva un po' demotivati a tornare. Stesso discorso valeva anche per me, fino a quest'estate quando si è presentata l'occasione di provare insieme ad un gruppo di aspiranti guide alpine in procinto di sostenere l'esame finale per l'abilitazione UIAGM. Con tre ragazzi (Manuel C., Marco B. e Simone S.), due dei quali proprio della Valle di Ayas, abbiamo così installato un bel cantiere per provare a restaurare il vecchio percorso e andare a toccare con mano la parte alta.
Dopo due giorni di lavori a cui hanno contribuito anche i colleghi Stefano S. e Matteo U. abbiamo quindi sostituito sui primi tre tiri già presenti tutti i vecchi punti zincati con fix inox 316L e aperto gli ultimi due che mancavano per uscire in cima, tra cui la famosa placca striata; grazie Simone per la pazienza in sosta sotto il sole cocente! Il lavoro di pulizia e disgaggio è stato notevole anche se purtroppo restano alcune porzioni sui primi due tiri in cui occorre prestare un minimo di attenzione per non tirare qualsiasi presa; nulla di pericoloso comunque. Purtroppo, va detto, nel complesso la via non è oggettivamente all'altezza delle vicine a destra (Gorgonzola, Lettry, Souvenir, ecc.) che presentano tutte roccia molto compatta praticamente ovunque. Il vero motivo però che spinge a ripeterla deve essere il quarto tiro che, da solo, vale tutta la via. Un vero gioiello di continuità costellato di buchi di ogni forma e dimensione che fa dimenticare di essere in Valle d'Aosta.
Ancora un giro con Alessandra per scalare in libera tutti i tiri e il topo è presto fatto. Una piccola (inutile) considerazione sui gradi: calcolando la polvere ancora presente durante la ripetizione, ho preferito tenere le valutazioni piuttosto strette, contando che con roccia pulita dai passaggi e da vento/pioggia sia tutto più facile. Per quanto riguarda il nome della via, mi sono preso la libertà di sostituire l'originale con un più evocativo *Scelte difficili* (120 m, 7a+, 6b obbl.). *Sableuse* avrebbe probabilmente continuato a scoraggiare gli arrampicatori mentre tutti i giorni ci troviamo di fronte a scelte difficili, a partire dai gusti del gelato all'Agrimont di Verrès... 

Materialela via è interamente attrezzata con con materiale inox A4 (AISI 316L): tasselli MKT BZ Plus M10x90 mm e placchette Raumer. Alle soste si trovano catene con doppio anello chiuso di calata.
1 corda da 60 m + 1 corda di servizio, 12 rinvii e casco sono sufficienti.
EsposizioneEst, ombra al pomeriggio.
Avvicinamento: lasciata l'auto nel piccolo piazzale a bordo strada, poco a monte del parcheggio a pagamento dell'area pic-nic del Bosco di Goën, percorrere a piedi la strada sterrata che scende verso il torrente Evançon e dirigersi a monte verso il ponte ben visibile. Dopo averlo attraversato, abbandonare lo sterrato e seguire il corso del torrente fino ad individuare un sentierino che conduce in breve alla base del settore Gorgonzola (un passaggio breve ma esposto). 10 minuti.
Scelte difficili” si trova all'estremità sinistra della parete e per raggiungerla occorre abbassarsi qualche metro dalla cengia dove parte “Gorgonzola” e costeggiare la parete lungo una traccia di sentiero. Dopo un breve tratto in salita e una piccola discesa, si arriva all'attacco della via (fix visibili).
Discesasi può scendere in doppia da tutte le soste. La discesa più semplice e rapida si effettua con due calate lunghe nel vuoto da S5 a S3 e da S3 a terra. Prestare attenzione quando si recupera la prima doppia perché la corda arriva proprio sulla sosta (frustata quasi assicurata).

SCARICA IL TOPO DELLA VIA 

Il topo della via; quello dettagliato è scaricabile dal link qui sopra.

Lavori in corso (foto S. Stradelli).

Primo tiro (7a+), con un delicato traverso verso sinistra su prese sfuggenti.

Terzo tiro (7a+), corto ed esplosivo, 
strapiombante su prese abbastanza buone lontane e buchetti incredibili.

Quarto tiro (7a): the pitch! Pura continuità con un passetto di decisione a 2/3. 
Di difficile lettura senza le prese segnate.

 

mercoledì 4 giugno 2025

Circuito "Soirée Vertikal 2025" - 1° posto categoria Over 45

Giunto ormai alla quarta edizione, il circuito di gare serali "Soirée Vertikal" si colloca ormai tra gli appuntamenti fissi di primavera per gli amanti della corsa in montagna. Quattro gare brevi ma intense con caratteristiche più o meno simili che si articolano sui sentieri della Valle d'Aosta; partenza a cronometro dopo le ore 18.30 e mini circuito per i bambini fino ai 14 anni. Una formula tanto semplice quanto efficace per richiamare anche più di 500 partecipanti a tappa: dai top runner di livello internazionale fino all'appassionato con tanta voglia di mettersi in gioco e di far festa in compagnia.
Avevo già partecipato alla prima edizione nel 2022, riuscendo anche a vincere la mia categoria ovvero quella generica Over40. Quest'anno si è presentata nuovamente l'occasione di rimettermi in pista; ho potuto beneficiare dell'allenamento della lunga stagione scialpinistica e ne ho approfittato per riprendere contatto con una attività più "libera" e leggera che non prevede attrezzatura tecnica se non un paio di scarpe da running, pantaloncini, maglietta e un paio di bastoncini. Nel frattempo le categorie sono state lievemente modificate, lasciando spazio agli Under23 e agli Over45; avendo già oltrepassato i 50, rientravo nell'ultima, con la concorrenza di atleti ormai 7 anni più giovani. Poco importa; il segreto per vivere al meglio queste esperienze è quello di aver voglia di mettersi in gioco e divertirsi facendo fatica. Suona un po' come un controsenso e per qualcuno può sembrare una forma di masochismo; in realtà è un modo per rimanere a contatto con i giovani e trovare nuovi stimoli per non lasciarsi andare. 
Fortunatamente, su quattro gare, ho trovato solo una volta qualcuno che è andato (molto) più forte di me: si tratta dell'evergreen Dennis Brunod capace ancora di correre ai livelli di quando era atleta professionista in forza al Centro Sportivo Esercito. Nelle altre tre tappe sono stato il "vecchio" più veloce, cosa che mi ha aperto le porte alla vittoria nel circuito finale. Piccola soddisfazione, che immagino non potro godermi ancora per molto.

Prima tappa: Issogne.

Ultimi metri ripidi a Issogne.

Il podio di Issogne, secondo dietro al mitico Dennis Brunod.

Seconda tappa: Gignod. Arrivo in volata con il fuoriclasse Nadir Maguet, 
partito però un po' di minuti dopo di me!

Arrivo a Gignod.

Il podio di Gignod, primo davanti a F. Cuaz e R. Gorraz.

Terza tappa: Saint-Oyen.

Ultimi metri in piano a Saint-Oyen.

Il podio di Saint-Oyen, primo davanti a F. Cuaz e R. Gorraz.

Terza tappa: Cogne.

Arrivo a Cogne.

Il podio di Cogne, primo davanti a C. Joux e P. Breuer.

Il podio al termine del Circuito Soirée Vertikal 2025: primo categoria Over45.

 

sabato 29 marzo 2025

Stagione agonistica skialp 24/25

Dopo l'esperimento positivo con i ragazzi della squadra agonistica dello Sci Club Corrado Gex nella passata stagione invernale, ho deciso di replicare quest'anno cercando di seguire più assiduamente i giovani atleti di skialp. Complessivamente è stata una lunga stagione, durata 6 mesi, costellata di allenamenti e gare, con tante trasferte in tutto il Nord Italia, Francia e Svizzera.
Seguire da vicino i ragazzi è stato senza dubbio divertente e gratificante allo stesso tempo. Per quanto mi riguarda, anche uno stimolo a rimanere in forma mettendomi in gioco con il pettorale quando si presentava l'occasione, nella speranza di trasmettere un po' di passione alle nuove generazioni. Onestamente non ho ancora capito se così facendo ho prodotto l'effetto cringe ma tant'è; spero che rimanga loro un imput a cercare di dare sempre il massimo, ognuno al proprio livello e compatibilmente con l'allenamento del momento.
Uno dei primi appuntamenti agonistici, in notturna, è stato "Sulle tracce del biondo" a La Thuile. Una bella gara in pista ma completa (salita, discesa, tratto a piedi); il livello degli atleti era altissimo, con la presenza di quasi tutta la squadra nazionale di skialp e atleti top di Coppa del Mondo. Al di là dell'aspetto prestazionale - nessuno si è risparmiato - quello che è si è percepito maggiormanete durante la serata è stato il pensiero costante a Denis Trento a cui era dedicata la gara.
Successivamente è toccato alla Valle del Gran San Bernardo ospitare una manifestazione di carattere internazionale giovanile (Coppa del Mondo); per l'occasione si è anche disputato un Vertical open per tutte le categorie, purtroppo limitato ad una piccola parte del percorso originale a causa del maltempo. Nessun problema, comunque, la sicurezza degli atleti prima di tutto. Ne è uscito un format che può essere definito un mix tra sprint e vertical, meno di 350 m di dislivello percorsi in circa 15 minuti.
Il teatro del mese di gennaio è strato invece la Valtournenche dove Tiziano Artaz e il suo staff hanno messo in piedi un mini circuito di gare notturne (Skialp Pink Circuit): Breuil-Cervinia, la classica Torgnon e Valtournenche. Ennesima dimostrazione che il movimento agonistico in Valle d'Aosta sta riprendendo vigore, con tanti atleti desiderosi di mettersi in gioco e di far festa nel dopo gara. Un plauso agli organizzatori anche per aver dedicato percorsi ridotti alle categorie giovanili (U12-14-16). Personalmente sono riuscito a classificarmi al secondo posto nella classifica generale Master (over 45), dietro ad un atleta completo come Franco Collé sempre al top.
Successivamente, una trasferta con i ragazzi dello Sci Club Corrado Gex è stata l'occasione per buttarmi nella mischia della Coppa Italia e partecipare ai Campionati Italiani Sprint di San Martino di Castrozza. Si tratta del format sicuramente meno rappresentativo dello skialp ma sulla strada della consacrazione olimpica. Giusto o sbagliato? Ognuno ha la sua idea. Personalmente credo che sia giusto far conoscere lo scialpinismo agonistico nel panorama sportivo internazionale ma faccio un po' fatica mentalmente ad accettare che il teatro di questa particolare disciplina si sposti totalmente dalla montagna alla pista. Potrebbe andare bene in alcune circostanze ma devono rimanere i riferimenti delle grandi classiche (a coppie o individuali), fuoripista, su e giù dalle montagne. Per ora, i numeri danno ragione a queste ultime e la Sprint di San Martino è stata l'ennesima conferma. Pochi ragazzi, neanche troppo appassionati alla formula da quello che ho potuto percepire, e ancor meno adulti. Il fatto di trovare il sottoscritto sul gradino più alto del podio Master la dice lunga. In compenso, il cestino di prodotti tipici portato a casa era di qualità.
L'ultimo appuntamento stagionale per me era il Trofeo Bozzetti-Bionaz, ovvero la riedizione della storica gara di scialpinismo in Valpelline a cui avevo partecipato come tracciatore ancora da minorenne e poi come concorrente nel 1999 insieme a Giorgio Bredy. Quest'anno, le nipoti di Ettore Bionaz (a cui è co-intitolato il Trofeo) hanno deciso di dare nuovo lustro ad un pezzo di storia agonistica dello scialpinismo in Valle d'Aosta. Tanta buona volontà e passione, per un appuntamento dal sapore classico che si spera diventi nuovamente ricorrente, in una delle valli più selvagge delle Alpi Pennine. Ciliegina sulla torta per il sottoscritto con la vittoria nella classifica Master (24° posto assoluto su circa 200 atleti partecipanti).

La squadra agonistica dello Sci Club Corrado Gex quasi al completo
durante uno dei primi allenamenti a Breuil-Cervinia (foto N. Maguet).

"Sulle tracce del biondo" a La Thuile,
una delle prime gare in notturna della stagione in memoria di Denis Trento.

Gara "open" nell'ambito dell'ISMF Youth World Cup a Crévacol (foto E. Garbolino).

Foto di gruppo a Crévacol, con organizzatori, autorità, atleti di spicco e vincitori delle varie categorie.

Torgnon skialp, altro classico appuntamento stagionale in notturna.

Torgnon skialp, come sempre arrivo a piedi lungo l'ultimo muro della pista.

Campionato Italiano Sprint a San Martino di Castrozza: podio Master (foto M. Torri).

Defaticamento con i ragazzi, cercando un po' di neve
tra i ghiaioni Dolomitici vicino a San Martino di Castrozza.

Trofeo Bozzetti-Bionaz: la Coumba Freida non si smentisce con vento forte e bufera di vento.

Passaggio al Rifugio Crête Sèche durante il Trofeo Bozzetti-Bionaz (foto D. Gadin).

 

martedì 18 febbraio 2025

Dry tooling - tre belle vie (monotiri) in Valgrisenche e Valsavarenche

L'esperienza su *Wild-grisenche* ha sicuramente rianimato un poco l'interesse stagionale per il dry-tooling, motivandomi a fare ancora qualcosa prima della fusione del ghiaccio.
Più di 20 anni fa, nel 2004 per la precisione, avevo chiodato insieme ad Emanuele Meynet un monotiro proprio sotto il ponte della frazione Revers, in Valgrisenche. Allora mi interessava più l'idea di attrezzare vie nuove piuttosto che scalarle in bello stile, lasciando ai ripetitori l'onore della prima salita in libera. Il nome scelto non è stato casuale: *Ai posteri l'ardua sentenza*, per la serie "dategli voi il grado". Era stata relazionata con un generico stimato M7, assegnato sulla base di poca esperienza in materia e tanta confusione sui gradi "M". A distanza di vent'anni la confusione rimane ma almeno è cresciuta l'attenzione allo stile e alla sicurezza. Così, i cinque fix zincati originali - ormai arruginiti e poco affidabili - sono stati sostituiti da otto fix inox che si spera durino un po' di più. Prima occorreva proteggersi anche su ghiaccio (a volte precario), ora invece è fattibile interamente con i rinvii.
Visto che nessuno ha mai rivendicato una salita in libera, mi sono anche tolto questa soddisfazione, constatando che il grado ipotizzato non era tanto distante dalla realtà; forse un "+" non stonerebbe e farebbe contenti tutti. Tecnicismi a parte, la linea - una fessura diagonale netta e regolare che incide una sorta di marmitta dei giganti - ed il posto in cui si trova meritano sicuramente una visita.

Dopo aver dato nuova vita al suddetto monotiro sotto il ponte di Reverse, occorreva trovare qualche altro itinerario in zona da abbinare per far trascorrere una giornata completa ai ripetitori. Insieme a Luigi Z. abbiamo quindi attrezzato un nuovo tiro all'estrema destra della bastionata rocciosa dove corre *Le befi*, situata appena a sinistra di *Mituska*, non lontano dalla falesia estiva del Masso di Revers. Una fila di una dozzina di fix inox lungo uno strapiombo solcato da una spaccatura/fessura diagonale indicano il percorso da seguire per agganciare un'esile stalattite di ghiaccio che porta sulla cengia superiore: *Tempura*, M9+. Il nome è stato suggerito da una cena cinese all-you-can-eat con cui si è conclusa degnamente la giornata: personalmente mi sono occupato del lavoro di carpenteria dal basso per attrezzare la via e Gigi si è incaricato di salirla in libera. Sono poi tornato pochi giorni dopo con Anna per salirla anch'io in bello stile, appena prima che la pioggia rovinasse tutto.

Per l'ultimo capitolo di questa anomala stagione del ghiaccio/misto ci spostiamo in Valsavarenche dove i prolifici chiodatori N. Bruni e F. Civra Dano hanno prodotto un bel tirone appena a destra della classica *Gabarrou-Marlier* a Rovenaud. Si tratta di *Le bleu dans les yeux* (M10), che vuole ricordare con un gioco di parole invertite la celebre via di roccia sulla Paroi d'Anterne, in Alta Savoia. Questa volta l'assalto è stato sferrato insieme al vulcanico François, con cui ho condiviso una bella giornata di tentativi che si è conclusa con il successo di entrambi. Per quanto mi riguarda, mi sono anche tolto la soddisfazione della salita in libera al secondo giro. Il tiro è completo, tecnico e fisico allo stesso tempo, con un allungo piuttosto intenso poco dopo la metà; l'ultimo terzo su ghiaccio è una bella ciliegina sulla torta, con una stalattite piuttosto aerea da scalare per sbucare sul bosco sommitale.

Valgrisenche: *Ai posteri l'ardua sentenza* (M7+),
più o meno nelle condizioni in cui era stata attrezzata.

Richiodatura con fix inox 316L da 10 mm.

Durante la salita in libera di *Ai posteri l'ardua sentenza* (foto H. Bonnel).

Valgrisenche: *Tempura* (M9+).

Luigi Z. durante la salita in libera.

Sono tornato pochi giorni dopo anch'io per scalarmela in libera (foto A. Torretta).

Vista d'insieme di *Tempura*, con spaccata sulla stalattite finale (foto A. Torretta).

Valsavarenche: *Le bleu dans les yeux* (M10). François studia la linea da lontano.

Salita in libera al secondo giro per me (foto F. Cazzanelli).

François sospeso sulla stalattite finale del tiro.


martedì 7 gennaio 2025

Valgrisenche - *Wild-grisenche*

Primo tiro per Remy.

Secondo tiro, non proprio rettilineo ma divertente.

Terzo tiro, ancora in diagonale verso destra per salire una serie di rigonfiamenti ghiacciati
che richiedono un po' di decisione.

Arrivo in sosta sul terzo tiro (foto R. Maquignaz).

Manovalanza e carpenteria per rimettere il quarto tiro a nuovo (foto R. Maquignaz).

Fix inox nuovi accanto ai vecchi spit-roc in alluminio piantati a mano.

Remy sugli ultimi metri del quarto tiro.

Dalla cima è molto più comodo traversare a sinistra e calarsi su *Le professeur de la glace*.

Parte del materiale con cui era attrezzata originariamente la via.

Roger sul secondo tiro, con lo sfondo... di casa sua (Reverse)!

Terzo tiro, questa volta tocca al sottoscritto (foto R. Bovard).

Durante la salita in libera del quarto tiro (foto R. Bovard).
Un dovuto ringraziamento a Roger che mi ha pazientemente assicurato in sosta,
nonostante la posizione non troppo comoda e le condizioni meteo non particolarmente clementi.

Il topo della via.

Che la Valgrisenche sia selvaggia non è una novità. Neanche la presenza dell'eliski durante buona parte dell'inverno intacca questa sua caratteristica. Sembra strano ma è così. Basta fare un giro nelle vicine valli del Gran Paradiso per accorgersene; senza per forza andare nelle più note località sciistiche della Valle d'Aosta. E tutto ciò nonostante la presenza di due tra gli itinerari scialpinistici più percorsi nelle Alpi Occidentali, ovvero il Mont de l'Arp Vieille e il Sigaro. Al di fuori di queste poche mete, è tutto wild. Per questo motivo abbiamo recentemente deciso di battezzare un bella linea di ghiaccio/misto situata in località Reverse: *Wild-grisenche* (150 m, III/4-5 M8+).
Appena a destra della celebre cascata *Le professeur de la glace* - salita a metà anni '90 da N. Berzi, P. Gabarrou e G. Maspes e dedicata proprio allo specialista del ghiaccio Patrick - si trova un grande strapiombo roccioso che periodicamente viene tappezzato da stalattiti ghiacciate più o meno grandi. Per raggiungerlo occorre salire uno "zoccolo" ghiacciato non proprio semplice e soprattutto esposto alla caduta di eventuali frammenti dall'alto. Un itinerario quindi piuttosto complesso che richiede ottime condizioni per essere affrontato con un buon margine di sicurezza. La linea più logica che collega le stalattiti più evidenti ed esce sul bosco sommitale era chiodata da tanti anni (anche più di una ventina). All'occhio attento di chi ha percorso *Le professeur de la glace* non saranno sfuggiti i rinvii penzolanti, visibili fino a circa due terzi. Durante la compilazione della guida delle cascate di ghiaccio della Valle d'Aosta avevo segnalato la presenza, indicandolo come un generico "progetto E. Marlier" da terminare, sulla base di alcune voci che circolavano nell'ambiente senza però avere un riscontro reale. Purtroppo le informazioni chiare e dettagliate nell'ambito delle prime salite su ghiaccio in Valle d'Aosta sono sempre state merce rara e anche in questo caso non è attualmente possibile stabilire chi siano gli autori. Se qualcuno, a distanza di tanti anni, riconoscesse il proprio lavoro e volesse condividere la propria esperienza, sarei felice di aggiungere un tassello mancante nella ricostruzione della piccola storia dell'arrampicata su ghiaccio in Valle d'Aosta. Fin qui, digressioni teoriche. Nella pratica, l'unico modo per approfondire l'argomento era quello di andare a vedere da vicino. Insieme a Remy M. abbiamo quindi ripercorso questo itinerario, attrezzando a fix + anello le soste e sostituendo i vecchi spit dello strapiombo con più affidabile materiale inox da 10 mm. Non senza sorpresa abbiamo constatato che quello che si pensava fosse un progetto da finire, in realtà era una via attrezzata fino in cima con vecchissimi spit-roc piantati a mano abbinati a placchette di alluminio Petzl e qualche chiodo da roccia. Su qualche punto erano presenti rinvii con moschettoni Kong e fettucce Roca di produzione 1999. Un vecchio ancoraggio con relativo rinvio (chiaramente non affidabile) è stato volutamente lasciato in posto, accanto ai nuovi fix, come testimonianza del passato.
Con questi elementi, si può supporre una prima salita completa della via anche se resta l'incognita della salita in libera, soprattutto consideranto i rinvii in posto. Comunque sia, in attesa di eventuali elementi concreti e seriamente attendibili per completare il puzzle, quello che conta è che ora sia possibile ripercorrere questo estetico itinerario riattrezzato con materiale affidabile. Un certo impegno generale, certamente, rimane; la scelta delle giuste condizioni è ancora prioritria.
Come per tutti gli itinerari di misto moderno in cui è presente una componente di ghiaccio, anche per questa linea valgono le stesse considerazioni sulla relatività del grado. A seconda di quanto ghiaccio è presente, l'impegno fisico può variare sensibilmente, facendo oscillare la difficoltà tecnica anche di un grado. È stato assegnato un generico M8+ tenendo conto di tanti fattori ma potrebbe essere tranquillamente anche poco di meno o poco di più. Il consiglio è quello di monitorare le condizioni dal basso e di scalarla quando tutti i parametri sono ok per divertirsi al massimo e godere appieno di questo itinerario che occupa sicuramente un posto di rilievo tra i più estetici della Valgrisenche.

Materiale: viti da ghiaccio e 10 rinvii.
Esposizione: Ovest, ad una quota di circa 1700 m.
Avvicinamento: stesso accesso della cascata *Le professeur de la glace*. Calcolare circa 30 minuti fino alla base (un breve facile risalto ghiacciato da superare).
Discesa: dalla cima conviene uscire sul bosco sommitale e attraversare a sinistra fino a reperire le calate di *Le professeur de la glace*. Il primo ancoraggio si raggiunge scendendo brevemente lungo una facile rampa diagonale che costeggia una piccola barra rocciosa. Due calate lunghe fino alla base.