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domenica 20 ottobre 2019

Corsica - Sardegna climbing tour '19

Les Aiguilles de Bavella (Corsica) viste dal mare.

Vista panoramica sulla falesia di Rocca Doria Monteleone (Sardegna).

L'autunno è la stagione ideale per i viaggi-arrampicata. Quest'anno siamo tornati nei "soliti posti", cercando però di variare un po' il programma. Ci siamo diretti inizialmente in Corsica per visitare due dei luoghi più celebri (non a torto) per l'arrampicata e non solo: Restonica e Bavella. In entrambi abbiamo percorso una via lunga, come già descritto nei post precedenti.
Ci tenevo poi a tornare in un'area boulder che mi aveva particolarmente colpito tanti anni fa durante una precedente visita sull'isola: Punta Capineru. Pur non amando particolarmente i blocchi, ci sono state alcune situazioni e alcuni luoghi che mi hanno ispirato. Dopo Fontainebleau, Capineru è stato uno di questi. Blocchi di granito di ogni dimensione sparsi a bordo mare. Prese tendeggianti ma abrasive oppure buchi finemente cesellati dalle maree e dagli agenti atmosferici. La fortuna di trovare un local che suggerisse i passaggi più interessanti è stata inaspettata; meglio così, perchè da solo non avrei avuto la fantasia e l'occhio per vedere le linee più belle.
Un breve viaggio in traghetto da Bonifacio a Santa Teresa di Gallura ci ha depositato in terra sarda per l'ennesimo trasferimento in auto: direzione Rocca Doria Monteleone. Le foto di Maurizio Oviglia che ritraggono arrampicatori sulle rocce particolari di questo settore hanno fatto il giro del Mondo: non si poteva non farci visita almeno una volta. Sapevamo che l'arrampicata non ha fama di essere di qualità a causa di una roccia troppo tenera; in realtà non è poi così terribile. Più terribile forse è fidarsi dei vecchi chiodi che fortunatamente ora stanno lasciando il posto a nuovi luccicanti fittoni resinati, sempre per mano dell'instancabile Maurizio Oviglia che qui non è proprio di casa... abitando a Cagliari! Lavoro titanico; la comunità di arrampicatori ringrazia.
Se l'arrampicata può non piacere a tutti, c'è un elemento che lascia sempre a bocca aperta: il luogo particolare in cui si trova la falesia. È una "rocca", appunto, che domina un invaso artificiale situato nell'entroterra di Alghero. Il paese è molto tranquillo e situato in posizione etremamente panoramica.
Dopo la visita-lampo a Rocca Doria Monteleone, ci siamo quindi diretti a Sud verso Capo Pecora. Qui ci è sembrato di tornare per un attimo sul granito della Corsica. Il luogo è incantevole e il mare limpidissimo. Particolarmente pittoresca è la spiaggia cosiddetta delle uova di dinosauro, a causa della grande quantità di pietre arrotondate che si trovano sul fondale. Per quanto riguarda l'arrampicata, l'interesse dell'area risiede principalmente nella location (in riva al mare) e nello stile (quasi esclusivamente trad). Le fessure più evidenti sono state esplorate e percorse con protezioni veloci che qui si possono ulitizzare con relativa facilità. Se è vero che alcuni itinerari si sviluppano su più lunghezze, è anche vero che le vie non possono contare su uno sviluppo interessante. La giornata di scalata si traduce così in concatenamenti di vie "corte"... e bagni "lunghi" :-)
Capo Pecora, in realtà, è stata un tappa intermedia per spezzare il viaggio verso l'iglesiente, la vera meta della vacanza in Sardegna. Dopo anni di frequentazione di Cala Gonone - Baunei - Ulassai ci era venuta infatti la curiosità di visitare l'altro polo arrampicatorio sardo di cui avevamo solo sentito parlare (bene). Facendo base a Gonnesa, in un comodissimo e spaziosissimo appartamento di parenti di Simone Sarti (noto arrampicatore cagliaritano) - che però abbiamo scoperto per caso solo dopo, ci siamo diretti verso alcune tra le più famose falesie del Sud-Ovest dell'isola.
Per ora direi che ci siamo fatti un'idea delle possibilità arrampicatorie della zona... senza peraltro aver visto tutte le aree principali. Ci sono tantissime aree ancora da visitare nelle prossime vacanze: un paradiso per gli amanti dei monotiri, oltre che della terra sarda al di fuori della stagione turistica. Ecco, se proprio si dovesse trovare un "difetto", qui mancano le alte pareti del Supramonte. Ma il fascino della Sardegna è proprio questo: selvaggia ovunque con scenari sempre diversi.

venerdì 18 ottobre 2019

Gutturu Pala - *Personal mountain*

Tra una falesia e l'altra del Sud-Ovest della Sardegna, il richiamo delle vie lunghe si è concretizzato su una delle rare pareti della zona: Gutturu Pala, vicino a Fluminimaggiore. Viste le giornate calde e soleggiate, serviva proprio un posto fresco per arrampicare... meglio ancora se in un ambiente solitario e selvaggio. Selvaggio sui generis, per la verità; nel senso che il Piccolo Half Dome, come viene identificato dagli arrampicatori sardi, si erge in un vallone segnato in maniera indelebile dalle attività minerarie terminate nel 1993. Nonostante l'atmosfera post-industriale, il luogo ha il suo fascino e soprattutto il grande pregio di essere poco o nulla frequentato; tranquillità garantita.
Proprio del 1993 è anche la via che abbiamo percorso oggi: *Personal mountain* (180 m, 6c+ max, 6b+ obbl.). È stata aperta da M. Oviglia che, proprio in questa occasione, ha sperimentato per la prima volta lo stile di apertura dal basso con il trapano, dopo essere stato ispirato da M. Piola. Il trapano utilizzato è un mitico Hilti TE 10A, acquistato di seconda mano da un altro pioniere dell'apertura dal basso, Manlio Motto. Con queste premesse, la via acquisisce i connotati di una via "storica", sia per lo stile di apertura in terra sarda sia per l'evoluzione personale di M. Oviglia. Attenzione però che il nome *Personal Mountain* non vuole essere una dichiarazione egocentrica dell'apritore, bensì il nome di un album di Keith Jarrett ascoltato in quel periodo.
Per finire, qualche considerazione personale. Si tratta di una via molto bella, estremamente omogenea sulle difficoltà 6b/c senza mai scendere al di sotto. La roccia è qualcosa di spettacolare, nonostante la presenza di vegetazione sulla parete, l'arrampicata è sempre di qualità. L'impressione avuta è paragonabile a quella sul Monte Oddeu; sembra vegetale ma in realtà si scala su roccia super.
La chiodatura è complessivamente sicura, anche se qualche punto qua e là (soprattutto sull'ultimo tiro) non trasmette buone sensazioni; nulla di particolarmente preoccupante, comunque.

Materiale: 1 corda da 60 m, 10 rinvii.
Esposizione: Nord-Ovest, all'ombra per gran parte della giornata.
Avvicinamento: in meno di 10 minuti inizialmente lungo la sterrata molto rovinata che percorre il fondo di un vallone, poi a sinistra lungo un sentiero che conduce all'attacco della via (ometti). La via inizia sui primi tre fix (inox, placchette Kong) di *Feltrini nel Mondo* per poi obliquare a destra verso una evidente lama/fessura.
Discesa: in doppia lungo la via.

Avanti tutta verso Gutturu Pala.
Vista dall'alto sulla parete di Gutturu Pala.
Ambiente post industriale con i segni indelebili di vecchi cantieri minerari.
La parete vista da sotto.
Avvicinamento breve, attualmente in parte rovinato da una recente alluvione.
Primo tiro, all'apparenza vegetale ma con un calcare di qualità sublime.
Arrivo in sosta sul primo tiro: gocce a gogo.
Secondo tiro (6c+).
Terzo tiro.
Vista dall'alto sul quarto tiro.
La classica immagine dell'arrivo in sosta sul quarto tiro.
Quinto ed ultimo tiro: fosse in falesia, sarebbe unto :-)
Bene ma non benissimo...
Non siamo vicini al mare ma ci pensano le correnti galvaniche a ricordarci la differenza tra acciaio zincato e acciaio inox.
Ultimo sguardo verso la parete: la stagione delle vie lunghe 2019, per quanto mi riguarda, termina qui.

venerdì 11 ottobre 2019

Punta Lunarda - *Nirvana*

Qualche anno fa, in cima a *Jeef* ero rimasto stregato dall'eleganza della Punta Lunarda, poco distante in linea d'aria. Mi ero riproposto di tornarci alla prossima visita in Corsica. Dopo sette anni siamo così tornati in zona, sempre con Alessandra, per salire *Nirvana* (250 m, 7a max, 6b+ obbl.), la via che si vede benissimo dalla vetta della Punta d'U Curbu.
Si tratta di un itinerario interamente in fessura dove numeri e gradi contano ben poco: dall'inizio alla fine si scala lungo fessure larghe arrotondate... "si scala", anche se sarebbe più corretto dire "si striscia". È un genere di arrampicata a sé, molto specifico, che richiede tecnica e abitudine più che allenamento fisico. Qualche volta nella vita si può fare, giusto per non annoiarsi a tirare tacche :-)
L'ambiente della Bavella è molto selvaggio, pur trovandosi a pochi chilometri in linea d'aria dal mare. Fortunatamente sono finiti i tempi in cui i locals distruggevano gli ometti e nascondevano con le frasche gli imbocchi dei sentieri per le pareti. Ora si arriva assai agevolmente alla base delle vie, almeno quelle più frequentate ma il carattere selvaggio di questi luoghi si percepisce ad ogni passo.
Per gli amanti della scalata in fessura su granito rimane comunque uno dei luoghi più importanti in Europa, sicurmante da vedere almeno una volta nella vita.

Materiale: corde da 60 m, 8 rinvii, un set di friends da #.4 a #6 C4 BD, raddoppiando da #1 a #4.
Esposizione: Sud Ovest, sole da fine mattinata.
Avvicinamento: lungo una traccia di sentiero, complessivamente ben segnalata con ometti, in poco più di un'ora dalla strada. Per la descrizione esatta esistono in rete molte relazioni precise (gulliver, camptocamp).
Discesa: in doppia lungo la via.

Les Aiguilles de Bavella viste dal mare.
Guglie di granito non lontano dalla spiaggia.
Punta Lunarda alle prime luci del sole.
Avvicinamento selvaggio (ma abbastanza segnalato) alla Punta Lunarda.
Primo tiro, welcome to Bavella.
Di sicuro è un'arrampicata che non ghisa gli avambracci... tutto il resto sì però :-)
La fessura ad incastro di mano del quarto tiro... chiaramente verso la fine si allarga, troppo bello per essere solo di mano!
Quinto tiro, il più fotogenico.
Al termine del quinto tiro; sempre fessure larghe con i bordi arrotondati.
Nebbia in cima alla Punta Lunarda.
Prima doppia, bastano 30 metri.
Ultima doppia, sempre nella nebbia.
Una delle bellissime pozze dei torrenti in Bavella.
Meglio però andare a fare il bagno in mare...
... o a stravaccarsi in spiaggia; anche il gatto local della spiaggia apprezza il super ombrellone griffato "Eurospin" :-)

mercoledì 9 ottobre 2019

Pointe des Sept Lacs - *Capitello Express*

La Restonica è una tappa fondamentale per gli amanti della montagna in vacanza in Corsica. Si tratta di una bella zona selvaggia, situata a Sud-Ovest di Corte, quasi in mezzo all'isola. È il regno del granito e dei laghi. Proprio sopra uno di questi, il Lago di Capitello a circa 2000 metri di quota, si trova una guglia piuttosto conosciuta tra gli arrampicatori: La Pointe des Sept Lacs. Ogni anno parecchie cordate percorrono la classicissima *Symphonie d'automne* sul lato destro della parete. Non per evitare code lungo la via (in questo periodo la frequentazione è quasi nulla) ma per curiosità di percorrere il grande strapiombo a metà parete, abbiamo scelto *Capitello Express* (180 m, 7b+ max, 6c obbl.). Si tratta di una via corta ma già piuttosto impegnativa, che fornisce alcuni interessanti indizi su un certo stile di apertura in terra corsa. L'unica relazione in nostro possesso era quella del volume "Grandes voies de Corse", per la verità molto approssimativa. Abbiamo cercato di interpretare al meglio il percorso, seguendo il materiale in posto che più si avvicinava al periodo di apertura. In realtà l'unico grande dubbio sorge alla sosta sotto il grande strapiombo, quella con una vecchia sedia pieghevole appesa; non ci vuole però grande intuito per capire che il 7b+ passa a destra lungo la linea di maggior debolezza e non dritto/sinistra lungo una fila di fix che sicuramente scomoda il grado 8.
Per la discesa, si consiglia di scendere in doppia lungo la via e di percorrere a ritroso il facile traverso iniziale. Noi siamo ancora saliti a piedi per attraversare a sinistra (faccia a monte) e scendere in un grande canalone con qualche doppia attrezzata: terreno alpinistico non proprio evidente.

Materiale: corde da 60 m, 14 rinvii, friends da #1 a #3 C4 BD.
Esposizione: Est, sole fino al primo pomeriggio.
Avvicinamento: comodo lungo il sentiero ben battuto che porta al Lago di Capitello (poco più di un'ora, di buon passo).
Discesa: in doppia lungo la via (portare cordoni da cambiare) rifacendo poi un tiro in traverso a pelo d'acqua per tornare agli zaini.

Corte: dalla città...
... alla montagna, in pochi chilometri
Panoramica del Lago di Capitello.
In rosso il tracciato della via che abbiamo salito: *Capitello Express*
Il traverso iniziale per portarso sotto il grande tetto.
Vista dall'alto sul lungo e tecnico tiro dopo lo strapiombo.
Il festival della placca granitica nella parte alta della via.
Ambiente suggestivo a picco sulle acque del Lago di Capitello.
Colori autunnali a più di 2000 metri di quota in Corsica.
Come sempre, il fisico non deve patire :-)

sabato 24 agosto 2019

Extrepieraz - *Lettry* (prima libera)

Il settore *Gorgonzola* ad Extrepieraz è indubbiamente uno dei miei preferiti per l'arrampicata sportiva multipitch in Valle d'Aosta. Per tanti motivi: frequentazione nulla, roccia solida, esposizione delle vie nonostante la scarsa altezza della parete, vicinanza alla strada, possibilità di arrampicare in tutte la stagioni (mattino in inverno e pomeriggio in estate). C'è poi anche un legame affettivo: qui ho scalato tanto quando ho iniziato ad arrampicare continuativamente, grazie a Franco Spataro - guida alpina e ingegnere ex local che ora vive a Sydney - che mi ha fatto scoprire le perle della Val d'Ayas. 
La parete è stata scoperta e valorizzata a metà degli anni '90 proprio da Franco Spataro insieme a Ezio e Yannick Lettry, padre e figlio originari di Ginevra ma da sempre legati alla Val d'Ayas e a Mascognaz dove passavano sempre le loro vacanze. Ezio, in particolare, appartiene alla generazione dell'avanguardia ginevrina dell'arrampicata sportiva e ha vissuto in prima persona l'evoluzione dal classico al moderno. È lui che ha mostrato all'inizio degli anni '90 il sistema di apertura dal basso con il trapano ai due giovani e scatenati fratelli Spataro (Franco e Marco) che hanno subito sperimentato sulla Rocca di Verra, sul Monte Sarezza e a Extrepieraz appunto. Personalmente ho avuto la fortuna di condividere una giornata insieme a Ezio e Franco sulla Rocca di Verra, in occasione di una richiodatura. È stata un'esperienza unica in cui ho imparato molto sulla metodologia e sulla precisione maniacale tipica della scuola elvetica: meglio pochi spit messi bene che tanti messi male.
Tutta questa premessa per dire che nel settore in questione esisteva una bellissima via *Lettry*, aperta a metà degli anni '90, a cui mancava qualche decina di metri per essere conclusa... e soprattutto un terzo tiro a cui non si riusciva a dare un grado. Il primo "problema" è stato risolto nel 2009 insieme a Remy Maquignaz, attrezzando sempre dal basso con il trapano, un bel 7a che conduce al termine della parete. Ovviamente previa autorizzazione chiesta direttamente all'apritore. Restava solo da liberare il terzo tiro che, purtroppo non è molto semplice da gestire anche solo per il fatto che ha un andamento in traverso che rende più complicato provare le varie sezioni e il rientro in sosta.
Nel corso degli anni qualche timido tentativo (anche da parte del sottoscritto) c'è stato ma tutti con scarsi risultati. Quest'anno ero particolarmente motivato a risolvere il problema e ho approfittato come sempre della pazienza di Alessandra per assicurarmi. In realtà anche lei aveva un conto in sospeso con il secondo tiro, "solo" 7a ma con una sezione obbligata al termine che costituiva per lei un piccolo blocco psicologico: fortunatamente è riuscita a sconfiggere il "drago" e a scalarlo in bello stile posizionando i rinvii.
Per quanto riguarda invece il terzo tiro, si trattava di risolvere un rebus tecnico con appigli piccoli svasati che richiedono sicuramente buone condizioni di aderenza. Nel 2008, insieme a Livia Guarino, avevo provato qualche sequenza che però non ero riuscito a risolvere perchè cercavo di rimanere troppo sulla linea dei fix. In quell'occasione era presente anche Marco Spataro, nei panni di fotografo, che ha immortalato quella giornata rimanendo appeso alle jumar un bel po' di ore. Ripropongo qui alcuni scatti, anche se datati, perchè sono gli unici che possiedo su questa via.
Quest'anno ci siamo concentrati sull'arrampicata e non abbiamo scattato neanche una foto. Come accennavo, riguardando bene gli appigli disposti su quel muro da madre natura, sono riuscito a collegarli con una linea immaginaria spesso sinuosa a destra e sinistra rispetto a quella teorica che unisce le protezioni. Buone condizioni di aderenza con venticello secco hanno poi contribuito alla riuscita; un altro piccolo tassello aggiunto su questa parete.
Per quanto riguarda il grado, come sempre è molto difficile esprimersi quando si è i primi. Sarebbe utile avere qualche riscontro di ripetitori. Una cosa è certa: non è sicuramente meno di 7c, tecnico.
Per concludere degnamente la giornata, ci siamo ancora concessi qualche tentativo e la riuscita in libera anche sul secondo tiro di una nuova via attrezzata da Michele Alliod appena a sinistra della *Lettry*. Si tratta di una bella lunghezza verticale con un passo boulder per arrivare in sosta, risolvibile con un movimento dinamico da due tacche piccole verso una presa grande molto in alto (probabile 7b+). Seguiranno sicuramente aggiornamenti con la relazione dettagliata della via.
Per ora ho aggiornato nella sezione TOPO, il disegno delle vie centrali della parete. Relazione QUI.

Materiale: corde da 50 m, 12 rinvii.
Esposizione: Est, sole al mattino.
Avvicinamento: in circa 10 minuti dall'area pic-nic del Bosco di Goën.
Discesa: in doppia, seguendo le indicazioni del topo.

Il caratteristico tratto finale del secondo tiro (7a) - foto M. Spataro
Anche il secondo di cordata ha i suoi momenti di passione sul traverso per arrivare in sosta - foto M. Spataro
Panoramica del terzo tiro, tecnico e in diagonale verso sinistra - foto M. Spataro
Il duro passo d'ingresso del terzo tiro. Allora l'avevo provato dritto sui fix... alla fine, la soluzione era un metro a destra. Bastava aver pazienza e cercare bene la giusta combinazione del rebus - foto M. Spataro
Durante l'apertura dell'ultimo tiro della via, nel 2009 - foto R. Maquignaz

venerdì 16 agosto 2019

Traversata Punta Arpisson - Punta Coppi - Punta Fleurie - Punta Garin

C'è sempre da "scoprire" qualche bel percorso sulle montagne di casa. Oggi è stata la volta di un itinerario di cresta piuttosto lungo ma su terreno facile che consente una progressione relativamente veloce. La meta è la Punta Garin, sorella povera del Mont Emilius in quanto non gode della fama e della frequentazione della nota montagna che sovrasta la piana di Aosta. Sarà perchè non è così imponente vista dal fondovalle, sarà perchè non presenta una via di salita comoda e di facile accesso. Sta di fatto che sul libro di vetta le firme sono veramente poche per una bella piramide rocciosa alta 3448 metri.
Quasi trenta anni fa ero salito insieme a mio padre lungo la cresta Sud-Ovest; purtroppo (o per fortuna) la memoria ha cancellato il ricordo della lunga discesa su terreno sassoso. Ora capisco quelli che affermano che sulla Punta Garin ci si va una volta sola nella vita :-)
La curiosità di percorrere il lungo crestone che fa da spartiacque tra il Vallone del Grauson e quello di Arpisson ogni tanto riaffiorava ma solo quest'anno sono riuscito a concretizzarlo. Insieme ad Alessandra, siamo partiti da Gimillan per salire in vetta alla Punta di Arpisson passando dalla Punta Tsaplana. Da qui abbiamo seguito fedelmente il filo di cresta, passando sulla Punta Coppi e sulla Punta Fleurie, fino in vetta alla Punta Garin. Il terreno è molto facile (qualche breve tratto di grado III) e consente una progressione in corda corta senza l'utilizzo di materiale aggiuntivo. Sui circa 3 km di cresta abbiamo trovato solo un chiodo e un vecchio cordone.
Dalla vetta, ci sono due opzioni per la discesa: direttamente lungo la cresta Sud Est e il vallone di Crot Fleurie oppure il giro più largo dal versante Nord e i Laghi di Lussert. Dire quale dei due percorsi sia migliore è impossibile: questione di gusti. In entrambi i casi, è lunga! Visto che avevamo tempo, abbiamo scelto quello più lungo, per andare a dare un'occhiata al nuovo rifugio Grauson che dovrebbe aprire nella prossima estate.
Per percorrere questo itinerario ad anello con 22 km di sviluppo e 1850 m di dislivello positivo (e negativo) Alessandra ed io abbiamo impiegato poco meno di 7 ore con uno zaino leggero e in scarpe da ginnastica; come al solito, parametro puramente indicativo e relativo, soprattutto al fatto che non eravamo solo in due... :-)

Materiale: corda da 20 m, 3 nuts, 2 moschettoni sciolti.
Esposizione: Sud, Nord e Est.
Avvicinamento: da Gimillan lungo l'evidente sentiero della Punta Tsaplana.
Discesa: dalla Punta Garin lungo il versante Nord quindi a destra verso i Laghi di Lussert, poi lungo il sentiero che riconduce a Gimillan.

Salita alla Punta Tsaplana.
Sorpresa in cima alla Punta Tsaplana: la messa all'aria aperta.
Punta di Arpisson con lo sfondo della Grivola.
Dalla Punta di Arpisson si intravede il lungo crestone che conduce sulla Punta Garin.
Natural stone balancing... chissà quanto durerà ancora.
Tranne qualche breve passaggio di facile arrampicata, il resto della cresta è tutto così: sgrèben :-)
Quasi in vetta alla Punta Garin, con lo sfondo della cresta appena percorsa.
Uno sguardo al libro di vetta sulla Punta Garin: pochissime firme.
Vista dalla cima della Punta Garin verso l'eterna pietraia che conduce ai Laghi di Lussert.
Il lago più alto, con lo sfondo della Punta Garin.
Uno dei tanti Laghi di Lussert.
Sotto i laghi si transita accanto al cantiere (quasi terminato) del futuro nuovo rifugio Grauson.
La traccia del percorso effettuato.