lunedì 13 dicembre 2004

Grandes Jorasses (parete Nord) - *Colton-McIntyre* con variante centrale *Alexis*

All'attacco della variante *Alexis* durante la salita della *Colton-McIntyre* (foto A. Torretta)
L'idea di salire la parete Nord delle Grandes Jorasses lungo la mitica *Colton-McIntyre* (1200 m, VI/6 M) è nata quasi per caso. Insieme ad Anna T. avevamo percorso due settimane prima la parete Nord dei Grands Charmoz e, dalla cima, avevo scattato una foto (diapositiva) verso le Grandes Jorasses. È solo dopo averla proiettata sullo schermo che ho notato le goulottes ben formate della Nord delle Jorasses. Proprio in quegli anni erano nati i social network ma nessuno, tra gli alpinisti, avrebbe immaginato quanto sarebbero diventati importanti per la condivisione delle informazioni legate alle attività che risentono molto dei cambiamenti repentini di condizione: cascate di ghiaccio, vie di misto in montagna e sci. Questo per dire che bisognava avere fortuna e giuste conoscenze per riuscire a cogliere il momento giusto per una salita. Altri tempi, indubbiamente. Altra frequentazione; eravamo gli unici in parete.
Incuranti delle più corte giornate dell'anno, ci siamo presentati - sempre con Anna - alla base della parete con la voglia di effettuare una salita mitica che entrambi avevamo sognato ad occhi aperti sul libro-cult di Jeff Lowe "Ice World". Nessuno di noi conosceva la parete quindi abbiamo optato per un bivacco proprio alla base per poter studiare la linea di salita con le ultime luci del giorno e non avere sorprese al buio il mattino seguente. A posteriori non credo che sia stata una scelta vincente, ma è dagli errori che si impara quindi ne abbiamo fatto tesoro. Il bivacco è stato piuttosto freddo e scomodo; non siamo riusciti a partire presto come da programma e abbiamo anche perso un sacco di tempo nel passaggio della terminale che si presentava abbastanza delicata. Giunti finalmente sulla via, le condizioni erano molto buone e ci hanno consentito una progressione regolare a tiri, alternando tratti verticali e tecnici a tratti di collegamento spacca-polpacci.
A metà parete circa, siamo arrivati sotto un perfetto nastro ghiacciato, verticale. Senza pensarci troppo, constatato che più in alto qualsiasi via di salita confluiva sull'ultimo nevaio pensile, mi sono lanciato su questo tiro che non ha deluso le aspettative. A fine corda, 60 metri esatti, sono riuscito a fare una buona sosta per recuperare Anna e proseguire poi su terreno più facile in direzione dello sperone della Walker. Solo a posteriori, confrontando le relazioni che avevamo in possesso, siamo riusciti a capire che si trattava del tiro centrale della via *Alexis*, aperta dal maestro Gabarrou e che poi piega verso destra.
Giunti molto vicini allo sperone Cassin, complice il buio (e probabilmente anche la stanchezza e la fretta di uscire in vetta per evitare uno scomodo bivacco in parete) ho mancato il passaggio più facile verso sinistra per raggiungere lo sperone. Solo dopo un tiro e mezzo lungo un diedro/goulotte in cui ho iniziato a fare passi di artificiale mi è sorto il dubbio dell'errore di percorso. Mi sono voltato e ho visto la piccola cengia che consente di collegarsi facilmente alla *Walker*. Una calata di emergenza ci ha quindi riportato sulla retta via e abbastanza velocemente in cima, verso le ore 22.
Il rifiuto di un altro freddo bivacco all'aperto, dopo quello del giorno prima alla base della parete, ci ha quindi spinti verso il basso. Con una lentissima progressione, ostacolata dal sonno che si faceva sentire sempre di più, siamo finalmente riusciti a raggiungere il rifugio Boccalatte per dormire qualche ora sotto un tetto e su un materasso.

Materiale: corde da 60 m, 8 viti da ghiaccio, 1 set di friends fino al #2 C4 BD, una scelta di chiodi da roccia in fondo allo zaino.
Esposizione: Nord.
Avvicinamento: treno fino a Montenvers, poi lungo avvicinamento sulla Mer de Glace fino al rifugio Leschaux, dove conviene dormire. Dal rifugio all'attacco calcolare circa 2.30 ore.
Discesa: a piedi sul versante opposto, lungo la via normale italiana. Terreno ancora delicato e da non sottovalutare fino al rifugio Boccalatte, poi sentiero in parte attrezzato fino a Planpincieux. Discesa molto lunga ma piuttosto diretta.

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sabato 27 novembre 2004

Grands Charmoz (parete Nord) - *Merkl-Welzembach*

Lungo le goulottes della parte alta della parete (foto A. Torretta)

La parete Nord dei Grands Charmoz è legata indissolubilmente al nome di uno dei suoi primi salitori, ovvero Willo Welzembach, che la salì insieme a Willy Merkl nell'estate 1931. Era il periodo dell'alpinismo eroico, che Welzembach interpretò bene anche su questa parete, salendola con tre durissimi bivacchi in mezzo alla tempesta. Fa strano pensare al periodo in cui è stata affrontata: piena estate. Attualmente è diventato un itinerario di cosiddetto misto moderno, in quanto la quantità di neve e ghiaccio in parete è drasticamente diminuita per non dire quasi azzerata.
Insieme ad Anna, abbiamo deciso seguire le orme del grande alpinista tedesco adottando un approccio non troppo efficace ma sicuramente più avventuroso. Visti i ristretti orari autunnali del treno di Montenvers, la logica avrebbe suggerito di salire con calma nel pomeriggio e dormire nei paraggi della stazione per poi effettuare una salita in giornata con partenza molto presto. Abbiamo invece optato per una partenza da Chamonix con uno dei primi treni (comunque tardi) per dirigerci verso la parete e salire la prima metà. L'esperienza del bivacco, a dire la verità, non mi ha mai attratto ma ogni tanto bisogna provare qualcosa di diverso. Così è stato, in una piccola piazzola al riparo di un masso nel grande nevaio a metà parete. Contrariamente ai racconti di molti bivacchi in parete, non posso dire che sia stata un'esperienza esaltante. Sostanzialmente si cerca di far passare il tempo, illudendosi di riposare in attesa di poter continuare la salita. Al mattino, rigidi come baccalà, abbiamo impiegato un po' di tiri per muoverci agevolmente. L'unico vantaggio di una logistica di questo tipo è che abbiamo potuto ammirare uno splendido tramonto durante la discesa, non così semplice ed evidente, lungo la via normale dei Grands Charmoz.
La camminata lungo i binari del treno di Montenvers in discesa fino a Chamonix è stata la degna conclusione di una giornata piuttosto impegnativa ma di sicuro impatto a livello esperienziale.

Materiale: 1 corda da 50 m, 1 cordino in kevlar da 50 m (non utilizzato), 8 rinvii, 6 chiodi da ghiaccio, una serie di friends dal #.5 al #3 Camalot, una serie di TCU dal #0 al #3 Metolius, 4 chiodi da roccia assortiti in fondo allo zaino.
Esposizione: N
Avvicinamento: dalla stazione di Montenvers, dirigersi lungo la Mer de Glace verso l'inizio del sentiero per il rifugio dell'Envers des Aiguilles, Al termine del primo tratto attrezzato, dirigersi a destra verso la base dell'evidente parete.
Discesa: lungo la via normale dei Grands Charmoz, poi lungo il sentiero verso Montenvers e giù lungo i binari della cremagliera fino a Chamonix.

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