sabato 24 agosto 2019

Extrepieraz - *Lettry* (prima libera)

Il settore *Gorgonzola* ad Extrepieraz è indubbiamente uno dei miei preferiti per l'arrampicata sportiva multipitch in Valle d'Aosta. Per tanti motivi: frequentazione nulla, roccia solida, esposizione delle vie nonostante la scarsa altezza della parete, vicinanza alla strada, possibilità di arrampicare in tutte la stagioni (mattino in inverno e pomeriggio in estate). C'è poi anche un legame affettivo: qui ho scalato tanto quando ho iniziato ad arrampicare continuativamente, grazie a Franco Spataro - guida alpina e ingegnere ex local che ora vive a Sydney - che mi ha fatto scoprire le perle della Val d'Ayas. 
La parete è stata scoperta e valorizzata a metà degli anni '90 proprio da Franco Spataro insieme a Ezio e Yannick Lettry, padre e figlio originari di Ginevra ma da sempre legati alla Val d'Ayas e a Mascognaz dove passavano sempre le loro vacanze. Ezio, in particolare, appartiene alla generazione dell'avanguardia ginevrina dell'arrampicata sportiva e ha vissuto in prima persona l'evoluzione dal classico al moderno. È lui che ha mostrato all'inizio degli anni '90 il sistema di apertura dal basso con il trapano ai due giovani e scatenati fratelli Spataro (Franco e Marco) che hanno subito sperimentato sulla Rocca di Verra, sul Monte Sarezza e a Extrepieraz appunto. Personalmente ho avuto la fortuna di condividere una giornata insieme a Ezio e Franco sulla Rocca di Verra, in occasione di una richiodatura. È stata un'esperienza unica in cui ho imparato molto sulla metodologia e sulla precisione maniacale tipica della scuola elvetica: meglio pochi spit messi bene che tanti messi male.
Tutta questa premessa per dire che nel settore in questione esisteva una bellissima via *Lettry*, aperta a metà degli anni '90, a cui mancava qualche decina di metri per essere conclusa... e soprattutto un terzo tiro a cui non si riusciva a dare un grado. Il primo "problema" è stato risolto nel 2009 insieme a Remy Maquignaz, attrezzando sempre dal basso con il trapano, un bel 7a che conduce al termine della parete. Ovviamente previa autorizzazione chiesta direttamente all'apritore. Restava solo da liberare il terzo tiro che, purtroppo non è molto semplice da gestire anche solo per il fatto che ha un andamento in traverso che rende più complicato provare le varie sezioni e il rientro in sosta.
Nel corso degli anni qualche timido tentativo (anche da parte del sottoscritto) c'è stato ma tutti con scarsi risultati. Quest'anno ero particolarmente motivato a risolvere il problema e ho approfittato come sempre della pazienza di Alessandra per assicurarmi. In realtà anche lei aveva un conto in sospeso con il secondo tiro, "solo" 7a ma con una sezione obbligata al termine che costituiva per lei un piccolo blocco psicologico: fortunatamente è riuscita a sconfiggere il "drago" e a scalarlo in bello stile posizionando i rinvii.
Per quanto riguarda invece il terzo tiro, si trattava di risolvere un rebus tecnico con appigli piccoli svasati che richiedono sicuramente buone condizioni di aderenza. Nel 2008, insieme a Livia Guarino, avevo provato qualche sequenza che però non ero riuscito a risolvere perchè cercavo di rimanere troppo sulla linea dei fix. In quell'occasione era presente anche Marco Spataro, nei panni di fotografo, che ha immortalato quella giornata rimanendo appeso alle jumar un bel po' di ore. Ripropongo qui alcuni scatti, anche se datati, perchè sono gli unici che possiedo su questa via.
Quest'anno ci siamo concentrati sull'arrampicata e non abbiamo scattato neanche una foto. Come accennavo, riguardando bene gli appigli disposti su quel muro da madre natura, sono riuscito a collegarli con una linea immaginaria spesso sinuosa a destra e sinistra rispetto a quella teorica che unisce le protezioni. Buone condizioni di aderenza con venticello secco hanno poi contribuito alla riuscita; un altro piccolo tassello aggiunto su questa parete.
Per quanto riguarda il grado, come sempre è molto difficile esprimersi quando si è i primi. Sarebbe utile avere qualche riscontro di ripetitori. Una cosa è certa: non è sicuramente meno di 7c, tecnico.
Per concludere degnamente la giornata, ci siamo ancora concessi qualche tentativo e la riuscita in libera anche sul secondo tiro di una nuova via attrezzata da Michele Alliod appena a sinistra della *Lettry*. Si tratta di una bella lunghezza verticale con un passo boulder per arrivare in sosta, risolvibile con un movimento dinamico da due tacche piccole verso una presa grande molto in alto (probabile 7b+). Seguiranno sicuramente aggiornamenti con la relazione dettagliata della via.
Per ora ho aggiornato nella sezione TOPO, il disegno delle vie centrali della parete. Relazione QUI.

Materiale: corde da 50 m, 12 rinvii.
Esposizione: Est, sole al mattino.
Avvicinamento: in circa 10 minuti dall'area pic-nic del Bosco di Goën.
Discesa: in doppia, seguendo le indicazioni del topo.

Il caratteristico tratto finale del secondo tiro (7a) - foto M. Spataro
Anche il secondo di cordata ha i suoi momenti di passione sul traverso per arrivare in sosta - foto M. Spataro
Panoramica del terzo tiro, tecnico e in diagonale verso sinistra - foto M. Spataro
Il duro passo d'ingresso del terzo tiro. Allora l'avevo provato dritto sui fix... alla fine, la soluzione era un metro a destra. Bastava aver pazienza e cercare bene la giusta combinazione del rebus - foto M. Spataro
Durante l'apertura dell'ultimo tiro della via, nel 2009 - foto R. Maquignaz

venerdì 16 agosto 2019

Traversata Punta Arpisson - Punta Coppi - Punta Fleurie - Punta Garin

C'è sempre da "scoprire" qualche bel percorso sulle montagne di casa. Oggi è stata la volta di un itinerario di cresta piuttosto lungo ma su terreno facile che consente una progressione relativamente veloce. La meta è la Punta Garin, sorella povera del Mont Emilius in quanto non gode della fama e della frequentazione della nota montagna che sovrasta la piana di Aosta. Sarà perchè non è così imponente vista dal fondovalle, sarà perchè non presenta una via di salita comoda e di facile accesso. Sta di fatto che sul libro di vetta le firme sono veramente poche per una bella piramide rocciosa alta 3448 metri.
Quasi trenta anni fa ero salito insieme a mio padre lungo la cresta Sud-Ovest; purtroppo (o per fortuna) la memoria ha cancellato il ricordo della lunga discesa su terreno sassoso. Ora capisco quelli che affermano che sulla Punta Garin ci si va una volta sola nella vita :-)
La curiosità di percorrere il lungo crestone che fa da spartiacque tra il Vallone del Grauson e quello di Arpisson ogni tanto riaffiorava ma solo quest'anno sono riuscito a concretizzarlo. Insieme ad Alessandra, siamo partiti da Gimillan per salire in vetta alla Punta di Arpisson passando dalla Punta Tsaplana. Da qui abbiamo seguito fedelmente il filo di cresta, passando sulla Punta Coppi e sulla Punta Fleurie, fino in vetta alla Punta Garin. Il terreno è molto facile (qualche breve tratto di grado III) e consente una progressione in corda corta senza l'utilizzo di materiale aggiuntivo. Sui circa 3 km di cresta abbiamo trovato solo un chiodo e un vecchio cordone.
Dalla vetta, ci sono due opzioni per la discesa: direttamente lungo la cresta Sud Est e il vallone di Crot Fleurie oppure il giro più largo dal versante Nord e i Laghi di Lussert. Dire quale dei due percorsi sia migliore è impossibile: questione di gusti. In entrambi i casi, è lunga! Visto che avevamo tempo, abbiamo scelto quello più lungo, per andare a dare un'occhiata al nuovo rifugio Grauson che dovrebbe aprire nella prossima estate.
Per percorrere questo itinerario ad anello con 22 km di sviluppo e 1850 m di dislivello positivo (e negativo) Alessandra ed io abbiamo impiegato poco meno di 7 ore con uno zaino leggero e in scarpe da ginnastica; come al solito, parametro puramente indicativo e relativo, soprattutto al fatto che non eravamo solo in due... :-)

Materiale: corda da 20 m, 3 nuts, 2 moschettoni sciolti.
Esposizione: Sud, Nord e Est.
Avvicinamento: da Gimillan lungo l'evidente sentiero della Punta Tsaplana.
Discesa: dalla Punta Garin lungo il versante Nord quindi a destra verso i Laghi di Lussert, poi lungo il sentiero che riconduce a Gimillan.

Salita alla Punta Tsaplana.
Sorpresa in cima alla Punta Tsaplana: la messa all'aria aperta.
Punta di Arpisson con lo sfondo della Grivola.
Dalla Punta di Arpisson si intravede il lungo crestone che conduce sulla Punta Garin.
Natural stone balancing... chissà quanto durerà ancora.
Tranne qualche breve passaggio di facile arrampicata, il resto della cresta è tutto così: sgrèben :-)
Quasi in vetta alla Punta Garin, con lo sfondo della cresta appena percorsa.
Uno sguardo al libro di vetta sulla Punta Garin: pochissime firme.
Vista dalla cima della Punta Garin verso l'eterna pietraia che conduce ai Laghi di Lussert.
Il lago più alto, con lo sfondo della Punta Garin.
Uno dei tanti Laghi di Lussert.
Sotto i laghi si transita accanto al cantiere (quasi terminato) del futuro nuovo rifugio Grauson.
La traccia del percorso effettuato.

domenica 4 agosto 2019

Punta Vigeusa - *Principessa del Nord*

Esiste nella Valle di Cogne una bella bastionata rocciosa che potrebbe potenzialmente diventare un bel terreno di gioco per gli arrampicatori in cerca di frescura nei sempre più caldi mesi estivi. Ha quasi tutte le carte in regola per esserlo: esposizione Nord-Ovest, 2600 metri di quota circa, avvicinamento relativamente breve dalla stazione superiore della telecabina di Cogne... peccato solo un piccolo dettaglio, la qualità della roccia. Ecco, per essere paragonata all'Aiguille de la Blaitière (con caratteristiche simili) mancherebbe solo la roccia solida. In realtà la qualità non è neppure malvagia ma non ci troviamo purtroppo di fronte ad una parete dove si può tirare tranquillamente qualsiasi appiglio. È vero, "siamo in montagna" ma è giusto che il concetto venga sottolineato, per non creare false illusioni in qualche arrampicatore sportivo che cerca itinerari con le stesse caratteristiche della Corma di Machaby.
Detto ciò, la parete in questione non è altro che il versante nord occidentale della cosiddetta Punta Vigeusa (2680 m), un avancorpo della più conosciuta Punta Fenilia. Per la verità, non trattandosi di una montagna con una sommità distinta, non è stato facile individuarne il toponimo. Da un confronto con letteratura e cartografia dovrebbe essere corretto... anche se un dubbio rimane, in quanto esiste in Valnontey (non proprio adiacente) un alpeggio con lo stesso toponimo. Bisognerebbe interrogare qualche memoria storica della Valle di Cogne per svelare il mistero.
La via che abbiamo percorso oggi *Principessa del Nord (500 m, 6a max, 5b obbl.) è opera di due ragazzi locals (M. Dellanoce e A. Silvestri) che hanno esplorato il centro della parete lungo una linea logica, cercando i punti deboli e piazzando meno materiale possibile. Su ogni tiro sono presenti 2/3 fix che servono più che altro per capire dove andare; il resto si protegge agevolmente con una serie di friends.

Nota.
Successivamente alla nostra visita è stata aperta un'altra via a sinistra, con caratteristiche simili ma un po' più impegnativa: *Stampo mellico* (M. Bernardi, M. Farina, M. Majori, D. Trento 2019).

Materiale:
Esposizione:
Avvicinamento:
Discesa: benchè sia possibile scendere in doppia lungo la via è di gran lunga consigliabile seguire a piedi il sentiero della Punta Fenilia che riporta comodamente al Grand Crot.

Il topo generale della via.
Dettaglio dei tiri.
Secondo tiro per Alessandra (6a).
Terzo tiro (6a).
Vista verso il basso dalla bellissima placca del settimo tiro.
Ambiente mellico nella parte alta della via.
Ultimo tiro.
Il caratteristico pianoro in cima alla parete.
Panoramica sulle montagne della Valeille lungo il sentiero di discesa.