venerdì 20 febbraio 2009

Valsavarenche - *Cohésion zero* (prima ripetizione)


Dicembre 1994: Rudy Buccella ed Ezio Marlier salgono una nuova cascata in Valsavarenche ripresi dalle telecamere della RAI VdA. Ghiaccio molto fine incollato alla roccia, praticamente nessuna possibilità di assicurazione. Nasce così *Cohésion zero*, per anni (e attualmente) indicata nella letteratura alpinistica come una delle cascate più impegnative dell'arco alpino e presa come riferimento per il grado WI6+/7!
Quest'anno, come tante cascate di rara formazione, *Cohésion zero* si è consolidata molto bene, tanto da consentire una salita in totale sicurezza... con difficoltà che si attestano attorno al grado WI4. Inoltre, un enorme cono di valanga - alto almeno una decina di metri - ha accorciato notevolmente la lunghezza del primo tiro. Attualmente il primo salto, originariamente salito con due lunghezze, si può percorrere con un tiro da 60 metri esatti.
Non vorrei offrire l'occasione per l'ennesima sterile discussione sui gradi delle cascate ma semplicemente offrire lo spunto per una piccola riflessione relativa alla difficoltà di assegnare una corretta valutazione ad un elemento estremamente mutevole come il ghiaccio.
La mia personalissima idea in merito è molto semplice. Esiste una scala di valutazione, sufficientemente chiara ed esauriente che tiene conto sia del fattore tecnico sia del fattore ingaggio/pericoli oggettivi. La difficoltà maggiore ovviamente è applicare questa scala ad una struttura che muta di anno in anno. La cosa migliore sarebbe poter assegnare un grado tenendo conto della media stagionale e del percorso più facile... ben sapendo che anche così possa esserci comunque uno scarto di mezzo grado in più o in meno. Tutta questione di condizioni del momento ed elasticità mentale... e poi, sotto sotto, i numeri lasciano il tempo che trovano: l'importante è scalare in sicurezza e divertirsi!

Materiale: 2 corde da 60 m, viti da ghiaccio.
Esposizione: Ovest.
Avvicinamento: in circa 20 minuti dal villaggio di Fenille, la cascata si trova sopra il paravalanghe (destra idrografica della Valsavarenche) all'estrema sinistra della barra rocciosa ed è visibile solo all'ultimo.
Discesa: in doppia su alberi.
Ezio Marlier in apertura, 15 anni fa (foto arch. RAI VdA)
Ghiaccio fine di inizio stagione (foto arch. RAI VdA)
Arrampicata delicata e psicologica (foto arch. RAI VdA)
*Cohésion zero* 1994 (foto arch. RAI VdA)
*Cohésion zero* 2009 (foto S. Minoggio)
Vista d'insieme
I primi due tiri originali... uniti in un unica lunghezza di 60 metri esatti (foto S. Minoggio)
Sergio in modalità sboròne su *Cohésion zero*
Sembrano due cascate differenti ma non è così, basta confrontare i dettagli della roccia all'interno del cerchio rosso,
nel 1994... (foto arch. RAI VdA)
... e nel 2009: impressionante la quantità di ghiaccio in più quest'anno!

giovedì 22 gennaio 2009

Mont de Noua - *Hot spring*

Una di quelle linee che sono sotto gli occhi di tutti, ben visibile dalla strada per Courmayeur o per La Thuile, ma non ancora salita! Si tratta della diagonale che rettifica il tracciato di *Laisons dangeureuses* (170 m, V/5+ A3 X), difficile e pericoloso itinerario aperto nel 1996 dai fuoriclasse francesi Damilano e Pallandre.
La linea - percorsa oggi con Anna - è molto logica e segue l’andamento obliquo di una rampa ghiacciata interrotta solo a metà da uno strapiombo di roccia. È nata così *Hot spring* (200 m, IV/5 A2 M R), salita dal basso senza trapano e con limitato utilizzo di materiale (solo 2 spit di protezione e 2 di sosta piantati a mano, più qualche chiodo normale). Ne è uscito un itinerario piuttosto ingaggioso e completo, che richiede una discreta esperienza a muoversi su terreno delicato...

L1: 35 m, ghiaccio, sosta in una nicchia (1 spit);
L2: 35 m, ghiaccio con un breve passo di misto (1 chiodo in posto), sosta a destra su un gradino (3 chiodi + moschettone, vecchia sosta attrezzata da Damilano e Pallandre per scendere da *Liaisons dangereuses*);
L3: 30 m, artif su roccia (2 spit e 1 chiodi in posto) con uscita su ghiaccio fine e poco proteggibile, sosta a sinistra su clessidra di ghiaccio (vedi foto);
L4: 40 m, ghiaccio, sosta a sinistra (1 spit + maillon);
L5: 60 m, ghiaccio e rampa di misto a destra per uscire, sosta su albero.

Materiale: 2 corde da 60 metri, 8 viti da ghiaccio, una scelta di 5/6 chiodi da roccia (principalmente lame e universali), martello, 1 staffa.
Esposizione: nord-est, sole al mattino.
Avvicinamento: a seconda dell’innevamento, da 40 minuti a un’ora circa.
Discesa: in doppia lungo la linea di salita su alberi, spit, abalakov. Attenzione all’ultima doppia, si arriva a terra solo con corde da 60 metri!

Approfitto per fornire alcune info relative alle cascate in zona. Attualmente la stalattite di *Laisons dangereuses* è intrisa di acqua e cola parecchio! Ottime condizioni invece per le due cascate della Vacherie (*Vacherie de gauche* e *Grande Vacherie*) e per la cascata situata in fondo all’Orrido di Pré-Saint-Didier (*Au bout des thermes*). Poco prima di quest’ultima inoltre è stata ripetuta in condizioni ottime la linea di misto denominata *Le moment propice...* (120 m, II/5+ M7+) aperta nel 2003 insieme ad Arnaud Clavel: se ne parla QUI. Approfittatene!

Faticoso avvicinamento in neve fresca
Primo tiro
Vista dall’alto sul secondo tiro
Tratto di artificiale per collegare la linea di ghiaccio (foto Anna Torretta)
Terzo tiro, artif e ghiaccio sottile (foto Anna Torretta)
Anna impegnata sul ghiaccio sottile e improteggibile del terzo tiro
Quarto tiro (foto Anna Torretta)
Quinto tiro, per uscire sul boschetto sommitale
Pré-Saint-Dider visto dalla parte alta della cascata
Topo
 

domenica 5 ottobre 2008

*Trittico del Fer* - concatenamento di vie in bassa Valle d'Aosta

Era da un po’ di tempo che ci pensavo: da quando ho salito la prima via sul Paretone del Fer, nella primavera 2006. La relazione presentava il *Trittico del Fer* ovvero le tre vie che percorrono questo bel muro di gneiss alto 300 m: percorrerle tutte nello stesso giorno era una sorta di sfida (del tutto personale, ovviamente)...
Pian piano il progetto ha preso forma cercando di assumere una certa logica di percorso. Salendo da Outrefer, lungo l’avvicinamento, si trova un evidente pilastro solcato da una via (*Pilastro Neri-Camilla*) che sbuca esattamente sul sentiero per il Paretone del Fer. Ho pensato quindi che potesse essere una bella variante per avvicinarsi al *Trittico*. Inoltre il suddetto Pilastro era stato presentato sulla relazione dei primi salitori come l’inizio di un percorso che continua lungo una cengia verso il Pian Bosonin e termina con una via sulle Placche del Pian (*Eclissi di Venere*).
Quindi, combinando i due percorsi, ne è uscito uno più lungo, articolato e con una sua logica.
Ci tenevo poi a realizzare questo concatenamento anche per un motivo particolare. Quest’estate è scomparso un collega - Roberto Giovanetto - uno dei principali artefici del *Trittico del Fer*: purtroppo non ho avuto modo di approfondire la sua conoscenza, solo qualche scambio di mail e di telefonate. Comunque una persona squisitamente gentile ed umile, con una grande passione per l’arrampicata.

In 9 ore e 40 minuti (andata e ritorno da Outrefer), Alessandra ed io abbiamo portato a termine questo percorso beneficiando di una bellissima giornata autunnale con clima ideale. Non si tratta sicuramente di un record o di un primato, semplicemente una giornata di arrampicata vissuta intensamente nello stile che più mi piace: leggero, veloce ed efficace. E con un pensiero rivolto a chi era particolarmente legato a questa zona: ciao Roberto...

Le vie percorse sono, nell’ordine:
- *Pilastro Neri-Camilla* (250 m, 6b+ max, 5b obbl.)
- *Superfer* (300 m, 7a max, 6c obbl.)
- *Sorpasso a sinistra* (275 m, 6c max, 6b obbl.)
- *Dolcefer* (230 m, 6a+ max, 5b obbl.)
- *Eclissi di Venere* (230 m, 6a max, 5c obbl.)
Per un totale di 42 lunghezze di corda e 1300 metri di sola arrampicata.

Questa, in dettaglio, è stata la nostra tempistica:
- Outrefer: ore 7.20;
- base *Pilastro Neri-Camilla*: ore 8;
- cima *Pilastro Neri-Camilla*: ore 8.40;
- base *Superfer*: ore 9 (2.15 ore per salire e scendere la via, con risalita per disincastrare una doppia...);
- base *Sorpasso a sinistra*: ore 11.30 (2 ore per salire e scendere la via);
- base *Dolcefer*: ore 14 (1 ora per salire e scendere la via);
- base *Eclissi di Venere*: ore 15.30 (50 minuti per salire e scendere la via);
- rientro per il Pian Bosonin;
- Outrefer: ore 17.


Preparativi a Outrefer prima di partire

*Pilastro Neri-Camilla*... conserva lunga

Il sole sorge quando sbuchiamo in cima al *Pilastro Neri-Camilla*

E via con il primo tiro di *Superfer*

Ultimi metri di *Superfer*

Giù da *Superfer*... su per *Sorpasso a sinistra*

Nella parte mediana di *Sorpasso a sinistra*

Ultimi metri anche per *Sorpasso a sinistra*

Ale all’attacco di *Dolcefer*, terza via del *Trittico*...

... e all’uscita della stessa via

Autoscatto al termine di *Dolcefer*

Ultima via della giornata: *Eclissi di Venere*

Quasi al termine del concatenamento, in cima alle Placche di Pian Bosonin

martedì 26 agosto 2008

Aiguille du Moine - *Sale athée*

L'oscuro versante ovest dell'Aiguille du Moine rivela la sua bellezza soltanto a chi ha la pazienza di aspettare le calde luci del pomeriggio/sera. Solo allora il granito appare in tutto il suo splendore: arancione, compatto, praticamente un invito alla scalata! Grazie all'intuito e alla buona volontà di François Pallandre - fortissima guida alpina di Chamonix - possiamo ora apprezzare questo sito relativamente "nuovo". E nonostante ciò, la frequentazione è pressoché nulla sia per mancanza di una guida completa della zona sia per il lungo e complicato avvicinamento a piedi (circa 3 ore da Montenvers).
Tra le vie tracciate su questo selvaggio versante dell'Aiguille du Moine spicca senza dubbio un autentico capolavoro, paragonabile (a mio giudizio) per estetica e qualità della roccia a *Voyage selon Gulliver* sul Grand Capucin e *Nel corso del Tempo* sul Becco di Valsoera. Si tratta di *Sale athée* (380 m, ABO-, 8a max oppure 7a+ con 2 p.a., 6c obbl.), salita oggi in 5 ore insieme ad Alessandra: 10 tiri fantastici dove poter mettere in pratica tutte le tecniche dell'incastro. L'attrezzatura in posto è veramente essenziale (19 fix inox da 10 mm, di cui 7 solo sull'ultimo tiro) ma ci si protegge sempre bene con 2 serie di friends.
A proposito dell'ultimo tiro... si presenta come un muro compattissimo alto 25 metri. 7a+ molto tecnico (5 spit, 6c obbligatorio) fino alla base di un bombamento; segue un boulder violentissimo di 8a (è possibile azzerare, 2 p.a.) che permette di raggiungere la piatta sommità del pilastro. Purtroppo nulla a che vedere con il resto della via... ma per concludere in bellezza bisogna affrontare anche quest'ultimo ostacolo!

Materiale: 2 corde da 60 m, 10 rinvii, 2 serie di friends dal #.5 al #3 Camalot, 1 serie di TCU dal #00 al #3 Metolius.
Esposizione: ovest, sole al pomeriggio ad una quota di circa 3000 metri.
Avvicinamento: in circa 3 ore da Montenvers, per l'ultimo tratto vedere il tracciato sulla foto allegata.
Discesa: in doppia lungo la via. Solo una calata fuori via (evidente) per arrivare sulla cengia tra il secondo e il terzo tiro.

Terzo tiro, un 6b+ piuttosto delicato.
Quarto tiro, 6c lungo una bella sequenza di lame.
Arrivo alla quinta sosta (6c+).
Sesto tiro: un capolavoro! 45 metri di fessura ad incastro di mano (7a+).
Ancora un’immagine del sesto tiro.
Al termine del sesto tiro la fessura si stringe per diventare ad incastro di dita.
Alessandra impegnata sull’ottavo tiro (6c).
La caratteristica fessura orizzontale al termine del nono tiro (7a)... occhio all’attrito delle corde!
Vista sul pilastro di *Sale athée* dalla cengia tra il secondo e il terzo tiro.
In rosso è indicato il percorso da seguire per l’avvicinamento.

mercoledì 6 agosto 2008

Eiger (parete Nord) - *Le chant du cygne*

Alessandra impegnata nel diedro del 16° tiro (6c+)

Dopo l’esperienza invernale sulla via *Heckmair*, ritorno in estate sulla parete nord dell’Eiger - insieme ad Alessandra - per scalare una via di roccia sul grande pilastro di destra. Si tratta di *Le chant du cygne* (900 m, 7a+ max, 6b+ obbl.), un itinerario firmato Michel Piola e Daniel Anker: praticamente due nomi = una garanzia!
La via è lunga (22 tiri), inizia con una prima metà su placche grigie appoggiate per concludersi su un pilastro verticale/strapiombante con alcune lunghezze molto atletiche. I tiri sono quasi tutti lunghi 45/50 metri e la roccia è nel complesso buona (migliore nella parte bassa). La via è quasi interamente attrezzata a fix zincati da 10 mm (placchette gialle Simond) ma occorre comunque integrare con alcune protezioni veloci.
Molte cordate percorrono la via in due giorni, con un bivacco sulla comoda cengia accanto alla decima sosta. Avendo l’accortezza di scegliere una giornata calda, è molto più divertente (a mio giudizio) salire la via leggeri e uscendo in giornata... come abbiamo fatto noi, con questa tempistica:
  • 30 minuti di avvicinamento da Eigergletscher;
  • 8 ore di arrampicata lungo la via (!);
  • 50 minuti di discesa a piedi fino a Eigergletscher.

Materiale: 2 corde da 60 metri, 12 rinvii, 1 serie di friends dal #.5 al #2 Camalot, 1 serie di TCU dal #00 al #3 Metolius, casco.
Esposizione: nord, all’ombra tutto il giorno.
Avvicinamento: da Eigergletscher (stazione del treno per lo Jungfraujoch) seguire l’Eiger Trail fino al pannello in cui viene descritta la via *Heckmair*. Abbassarsi ancora qualche metro per imboccare sulla destra una traccia a mezzacosta che porta sotto la parete. Seguire gli ometti che conducono sulla grande cengia (qualche metro di II grado). L’attacco della via è riconoscibile per la presenza di una sosta a fix (placchette gialle Simond) alla base.
Discesa: la via termina su una spalla della cresta ovest. Da qui, seguire il sentiero che si abbassa fino ad un sistema di cenge che si superano abbastanza agevolmente (numerosi ometti e qualche fix in posto in caso di roccia bagnata). Infine si segue il comodo sentiero che riconduce brevemente a Eigergletscher. Calzature leggere sono più che sufficienti.