In passato queste montagne erano considerate la "palestra" di arrampicata degli aostani, terreno su cui fare esperienza per salite più impegnative. Ora i tempi sono cambiati... e si tende purtroppo a cimentarsi direttamente con queste ultime. Peccato, perché un po' di sana esperienza su terreni non proprio asettizzati è molto più formativo che percorrere le solite vie battute (anche se più impegnative).
Personalmente sono abbastanza legato all'Aroletta: venivo da giovane con mio padre a riscoprire i vecchi itinerari prima che si confondessero con le moderne linee di fix. Un ricordo fra tutti: il Berger d'Aroletta. Si tratta di un curioso monolite alto una cinquantina di metri; il suo versante Ovest è quello più ripido, dove le guide F. Garda e P. Rosset avevano tracciato una via breve ma ardita. Nel 1994 son dovuto tornare due volte per riuscire a venire a capo di quell'itinerario, che non era praticamente attrezzato... esperienze di gioventù, preziosissimo bagaglio formativo!
L'idea di percorrere in cresta tutta la Costiera dell'Aroletta mi è venuta recentemente... sapevo che, a tratti, viene percorsa regolarmente ma mi stuzzicava l'idea di poterla concatenare d'un fiato tutta insieme. Si tratta di una bella cavalcata in cresta che presenta uno sviluppo lineare di più di 2 km, con numerosi sali-scendi, calate e tratti di arrampicata. Ogni tanto si trova qualche fix delle vie moderne (Pointe Duc e Punta Jean Charrey) oppure qualche calata recentemente attrezzata (Aiguille de l'Aroletta e Berger); dopo il Col du Grand Barmé si trova una calata da un gendarme attrezzata con un cordone e un cavo d'acciaio; le calate dalla Vierge de l'Aroletta sono ancora quelle vecchie a spit da 8 mm ma ancora valide; una breve calata a chiodi dal primo gendarme dopo il Col de l'Aroletta. Indubbiamente è un ottimo terreno per impratichirsi con le manovre di corda e i cambi di assetto! È lunga e non bisogna perdere troppo tempo se si vuole portare a termine nella sua integralità... c'è da dire che è possibile interrompere in più punti: le vie di fuga si trovano generalmente in corrispondenza dei colli.
Per avere un parametro indicativo, noi abbiamo percorso la cresta in 8 ore dal rifugio al Col de Faudery... l'unico tratto conosciuto era la vetta del Berger d'Aroletta (raggiunto 20 anni fa dalla via *Garda-Rosset*) e il tratto compreso tra la Punta Jean Charrey e il Col de l'Aroletta. Per il resto, onsight... anzi flash, dopo attenta lettura della Guida ai Monti d'Italia :-)
Materiale: 1 corda da 50 m, 4 rinvii, una piccola scelta di protezioni veloci, cordini e fettucce, pedule leggere.
Esposizione: prevalentemente Sud Est.
Avvicinamento: dal Rifugio Crête Sèche, attraversare in lieve discesa verso l'estremità sinistra dell'Aiguille de l'Aroletta, da dove si risale il ripido canale (paravalanghe) che conduce al Col du Freyty.
Discesa: dal Col de Faudery, raggiungere il sentiero della via normale al Mont Gelé. Percorrerlo verso destra fino al Rifugio Crête Sèche.
In rosso è indicata la cresta percorsa |
Schema orografico della Costiera dell'Aroletta, tratto dalla Guida ai Monti d'Italia (Buscaini) |
Un momento della traversata, prima della Vierge de l'Aroletta: sullo sfondo il Rifugio Crête Sèche |
Attraversamento di un pinnaccolo dopo il Col de l'Aroletta |
Ultimo tratto di cresta prima del Col de Faudery |