lunedì 26 luglio 2021

Falesia di Champleval 1 (Aymavilles)

Il 7a di riferimento della falesia: *Gamba di legno* (foto M. Spataro)

Alessandra su *Non ci piove* (6c)

Difficile dare un grado a queste vie cortissime; abbiamo optato per un parametro "da via" e non "boulder".
In questo caso, *Guarda che rospo!* (6c), la via si risolve con un passo un po' sbilanciante... proprio uno solo.

La foto sicuramente inganna, ma non si tratta comunque di una placca appoggiata.

Tecniche avanzate di chiodatura... (foto F. Frassy)

Per la serie "falesie figlie del lockdown", presento una piccola novità situata nel comune di Aymavilles. Piccola in tutti i sensi, perchè si tratta di una barra rocciosa di modestissime dimensioni. Non aggiunge praticamente nulla al panorama arrampicatorio valdostano ma costituisce comunque un'alternativa per locals a caccia di nuovi spot, da consumare nei ritagli di tempo, mezze giornate o pause pranzo.
Per chi è pratico di falesie in Valle d'Aosta, questa rappresenta una sorta di clone dell'Arcobaleno, situata a monte di Saint-Pierre. La roccia è molto simile e lo stile di scalata pure: vie corte e intense, di non immediata lettura ma che impongono una gestualità piuttosto varia.
Scoperta quasi per caso da Alessandra, a caccia di nuovi sentieri forzatamente nel comune di residenza; è bastata un foto per scatenare il trapano e l'infaticabile Remy M. con cui avevo già condiviso il progetto Rochefort. Sono bastate poche mezze giornate per chiodare e liberare le otto lunghezze che propone la falesia. Fortunatamente da pulire c'è stato ben poco, essendo già la roccia piuttosto sana, almeno in superficie.
Considerato il valore della struttura, ovvero (secondo noi) solo di interesse locale, abbiamo scelto di attrezzare con materiale di ottima qualità (fix inox A4 M10 x 90 mm) ma probabilmente non all'altezza del tenero calcescisto che si trova soprattutto sugli ultimi metri delle vie. Ovviamente ci siamo appesi ripetutamente a tutti i punti ma qualche dubbio rimane, soprattutto nel caso di una poco probabile elevata frequentazione. Il consiglio è quindi quello di osservare con spirito critico i chiodi su cui si scala e di segnalare tempestivamente qualsiasi anomalia, nel caso ad esempio di tasselli leggermente fuoriusciti. Ad ora, dopo mesi di sporadica frequentazione è tutto in ordine.
Perchè non abbiamo utilizzato fittoni resinati? La risposta è molto semplice. Considerato il notevole interesse della comunità per la falesia di Rochefort e la risposta praticamente nulla dei fruitori (grazie di cuore ai pochissimi che hanno contribuito alle spese sostenute per il materiale!) abbiamo scelto un compromesso accettabile. Ovviamente pronti a riattrezzare la falesia nel caso in cui si manifestino segni di debolezza dei punti oppure in caso di frequentazione massiccia.
Come sempre, ricordo che l'utilizzo è sotto la completa responsabilità dell'utente, il quale deve essere in grado di gestire il rischio (oggettivo e soggettivo) e di valutare il materiale a cui affida la propria vita.
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Una nota naturalistica infine ma non meno importante. Tutta la zona è classificata come SIC (sito di interesse comunitario): la specificità del luogo è rappresentata dalle farfalle, se ne vedono veramente tante. L'invito ai frequentatori è quello di muoversi in modo non invasivo: c'è spazio per tutti, con rispetto reciproco.

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