giovedì 28 luglio 2016

Becco di Valsoera - *Agrippine*

Toccata e fuga in giornata nel Vallone di Piantonetto per scalare su un deserto Becco di Valsoera. Nonostante le ottime condizioni della parete e il meteo stabile (a parte le solite nubi), oggi eravamo soli su tutta la parete: fantastico!
Abbiamo scalato una via moderna aperta nel 1992 dai prolifici fratelli Remy, che hanno lasciato la loro firma anche in Valle dell'Orco (sul Becco di Valsoera appunto e sul Caporal: *Tapis roulant*). L'itinerario si chiama *Agrippine* (500 m, 7a max, 6b+ obbl.) e attacca nel punto più basso della parete, percorrendo lo zoccolo normalmente evitato da tutte le altre vie. Questa prima parte non è frequentemente percorsa come testimonia il (poco) muschio presente nelle fessure... ma è parte integrante della via e in quanto tale andrebbe salita ;-)
All'epoca dell'apertura erano insorte non poche polemiche relative al tracciato di *Agrippine*, effettivamente a volte molto vicino ad altre vie storiche come *Filo a piombo* e *Cavalieri-Mellano-Perego*. L'utilizzo quasi sistematico di fix (non a distanza ascellare, beninteso) aveva poi contribuito a scatenare le ire dei puristi del chiodo che avevano gridato allo scandalo per la profanazione di un tempio "classico". A distanza di anni, tutte le polemiche sono sfumate nel nulla... soppiantate dall'usanza ormai diffusa anche qui di attrezzare soste con fix e catene inox su tutte le vie (classiche e moderne).
Polemiche e chiacchiere da bar a parte, c'è da dire che - oggettivamente - il tracciato di *Agrippine* passa vicino alle altre vie, cercando il difficile a pochi metri dal facile. All'arrampicatore interessato al gesto tecnico e al piacere della scalata ciò dovrebbe importare poco. È sufficiente concentrarsi sul tracciato originale della via e sulla chiave di lettura fornita dagli apritori per scoprire un percorso piacevole, omogeneo e "bello" da scalare. Se poi qualcuno vuole evitare di moschettonare i fix ritenuti non indispensabili (in quanto vicini a fessure ben proteggibili), ben venga! Nessuno glielo impedisce, gli saranno comunque serviti come "indicatori di direzione" :-)
Tutto questo per dire che la via mi è piaciuta per quello che è: un bel "prodotto" confezionato da mani esperte ad uso e consumo di alpin-climber in cerca del plaisir de l'escalade (da non confondere con l'escalade plaisir comunemente intesa). La salita onsight su tutte le lunghezze di corda ha sicuramente contribuito ad influenzare il mio giudizio... che non può che essere positivo ;-)

Materiale: 2 corde da 50 m, 1 set completo di friends da #.1 X4 a #2 C4 BD.
Esposizione: Ovest. Nebbie quasi sempre presenti.
Avvicinamento: dal Lago del Teleccio, transitando nei pressi del rifugio Pontese (ottimo punto d'appoggio), prima lungo un comodo sentiero poi una ripida traccia fino alla base.
Per avere un parametro (non proprio slow), noi abbiamo impiegato 1.20 ore dal lago all'attacco della via. L'inizio della via si situa nel punto più basso della parete: visibile un fix inox Mammut da 10 mm a circa 5 metri da terra.
Discesa: benchè sia possibile scendere in doppia lungo la via, è di gran lunga consigliabile - dalla cima - calarsi lungo *Nel corso del tempo*. È consigliabile portarsi lo zaino lungo i primi tre tiri fino alla cengia e depositarli a fianco della partenza del quarto tiro; in questo modo è poi possibile scendere a piedi lungo la traccia che aggira lo zoccolo a destra (facca alla parete).

Il topo della via.
Avvicinamento diretto Aosta - base del Becco di Valsoera: 3 ore :-)
I tre tiri dello zoccolo non sono quasi mai ripetuti... ma fanno parte della via. Questo è l'arrivo del terzo.
Quinto tiro (secondo dopo la cengia).
Settimo tiro (6c), forzato ma carino.

Partenza dell'ottavo tiro (6c+).
Arrivo in sosta sull'ottavo tiro.
Partenza dell'undicesimo tiro (7a), il più complesso... bellissimo!
Arrivo in sosta sull'undicesimo tiro.
Autoscatto in cima alla via, prima di iniziare le calate. Cerca (nel cerchietto rosso) l'intruso... croissant mimetizzato, quasi finito :-)
Ultimo sguardo pomeridiano al Becco di Valsoera, immancabilmente avvolto dalle solite nebbie.