martedì 29 luglio 2014

Alcune riflessioni sull'attrezzatura delle falesie in Valle d'Aosta

Prendendo spunto da un recente spiacevole episodio accaduto in una piccola falesia della Valgrisenche, vorrei fare alcune considerazioni generali relative all'attrezzatura dei siti di arrampicata.
Illustro brevemente il fatto che mi ha spinto a scrivere questo post.
Scalando nel settore denominato *La Confession*, lungo la strada per la Valgrisenche, ho trovato un fix che ruotava in quanto il bullone era allentato. Purtroppo è un inconveniente abbastanza diffuso con il nuovo materiale inox. La parte destra della suddetta falesia infatti è stata interessata recentemente da una richiodatura completa di tutti gli itinerari con fix inox e catene longlife in sosta. Sono quindi salito con un attrezzo per stringere il bullone in questione e, con un po' di disappunto, ho notato che continuava a ruotare senza stringere: segno evidente che l'espansione del tassello non aveva funzionato. Con un rinvio ho quindi provato a strattonare a mano verso l'esterno il fix... ed è successo quello che nessuno vorrebbe che succedesse: si è sfilato completamente! La stessa cosa si è ripetuta qualche fix più in alto, con un altro tassello!
Ora, non credo che il mio braccio riesca a tirare 22 kN, quindi il fatto che ho appena descritto è l'esempio lampante della scarsissima tenuta di un ancoraggio mal posizionato. Piantando fix succede ogni tanto (soprattutto su rocce scistose) che l'espansione del tassello non prenda a dovere; dovrebbe essere cura dell'attrezzatore rimuoverlo e sostituirlo con uno funzionante. A volte però ciò non avviene, motivo per cui occorre essere sempre estremamente critici nei confronti del materiale a cui ci si appende!

Uno dei fix fuoriusciti nella falesia della *Confession* (Valgrisenche)

Purtroppo quello descritto non è un caso isolato tra le falesie abitualmente frequentate sul territorio della Valle d'Aosta. L'anno scorso, ad esempio, si era verificato un piccolo incidente (fortunatamente senza conseguenze) per la fuoriuscita di un fix nella falesia di Vollein, anch'essa interessata recentemente da richiodatura.

Si tratta di episodi che devono fare riflettere tutti i frequentatori delle falesie. Non sempre materiale nuovo e luccicante è sinonimo di sicurezza. Esistono determinate procedure per piantare un ancoraggio (meccanico o chimico); se non vengono rispettate, gli elevati carichi di rottura dichiarati dai produttori non possono essere rispettati!
Le problematiche relative al corretto posizionamento di un ancoraggio sono infinite. A partire dal punto esatto in cui viene collocato (come e perchè), fino alla corretta procedura di messa a dimora. Tutte cose che un attrezzatore dovrebbe ben conoscere... per evitare errori grossolani che, il più delle volte, vanno a discapito della sicurezza di chi ci si appende.

Approfitto per illustrare altri casi di lavori effettuati non proprio a regola d'arte. Sono solo alcuni esempi ma abbastanza rappresentativi anche per altri siti non menzionati.

In molte falesie si trovano moschettoni (grandi) di ferro non certificati posizionati in sosta. Dopo poco tempo non funziona più la chiusura della leva, diminuendo considerevolmente la tenuta fino a valori assolutamente non accettabili!


Falesia di *Excenex*: sosta costruita con ancoraggi chimici senza resina. Pericolo!

Falesia di *Excenex*: altra sosta costruita con ancoraggi chimici senza resina. Pericolo!
Falesia della *Confession*: riattrezzatura di una sosta con tasselli longlife mal posizionati e parzialmente danneggiati (riquadro rosso), vecchi tasselli non rimossi (cerchi rossi) e punta di un trapano piegata lasciata in loco (freccia rossa). Decisamente antiestetico!

Falesia della *Confession*: riattrezzatura di una sosta utilizzando una porzione di roccia poco solida (almeno per il punto più basso, inserito in corrispondenza di una evidente piccola discontinuità, vedi freccia rossa) e con vecchi tasselli rimossi in maniera grossolana e poco estetica (cerchi rossi).

Falesia della *Confession*: riattrezzatura con materiale inox nuovo... e qualche rinvio fisso con materiale di recupero! Un controsenso. Per risolvere il problema, bastava posizionare il fix poco più in basso.
Parete delle Guide (Cogne): riattrezzatura delle vecchie soste mediante aggiunta di nuovo materiale senza rimuovere il vecchio ancoraggio. Troppo materiale, confusionario, decisamente antiestetico: sarebbe bastato rimuovere tutto e piazzare un nuovo ancoraggio su due punti.

Parete delle Guide (Cogne): riattrezzatura mediante installazione di fix inox con applicazione di silicone a protezione di tassello e bullone. Decisamente antiestetico, poco pratico in caso di manutenzione e del tutto inutile visto che il tassello è già in materiale resistente agli agenti atmosferici.
Falesia *Gare Ovest* settore basso (Valgrisenche): stessa problematica dei tasselli fuoriusciti alla *Confession*, l'espansione non ha funzionato, andrebbe sostituito.

Falesia *Gare Ovest* settore basso (Valgrisenche): in questo caso il tassello è stato sostituito... ma andrebbe collocato un po' più lontano dalla porzione interessata dal vecchio tassello (e nascosto con della resina).

Falesia *Gare Ovest* settore basso (Valgrisenche): la distanza del nuovo tassello da quello sostituito è corretta... ma il vecchio sarebbe da eliminare e nascondere (antiestetico).


Ribadisco che sono solo alcuni esempi documentati; purtroppo ce ne sono molti altri che evidenziano una situazione eterogenea dell'attrezzatura delle falesie in Valle d'Aosta. Accanto a validi esempi di attrezzatura impeccabile si trovano casi molto grossolani con evidenti errori potenzialmente pericolosi e/o decisamente antiestetici.

L'obiettivo di questo post non vuole essere una sterile polemica nei confronti di chi ha svolto lavori che non possono definirsi a regola d'arte (errare humanum est...), ma sensibilizzare gli arrampicatori nei confronti di un argomento poco approfondito da un gran numero di fruitori delle falesie. Visto che l'alpinismo e l'arrampicata sono sport che si praticano a proprio rischio e pericolo, è bene essere informati su tutto.
L'unica considerazione che si può fare nei confronti di chi si accolla l'onere di sistemare vecchi itinerari di arrampicata (o aprirne di nuovi) è quella che bisognerebbe smettere di lodare e ringraziare, a priori e senza aver valutato la qualità dell'operato, chi lo fa. Nel momento in cui uno decide di ri-/attrezzare itinerari di arrampicata dovrebbe farlo con grande responsabilità nei confronti di tutti i fruitori e con altrettanto grande senso estetico. Lavori mal fatti, oltre ad essere brutti da vedere, sono pericolosi pertanto andrebbero evidenziati e corretti... non idolatrati oppure ignorati! In sostanza, la buona volontà non serve a nulla se non è accompagnata da rigore, precisione e serietà.

Colgo infine l'occasione per condividere un lavoro informativo che è stato fatto recentemente dalla Commissione Tecnica dell'Unione Valdostana Guide Alta Montagna sulla tematica della chiodatura. Si tratta di un piccolo compendio/promemoria destinato alle future guide alpine. Un piccolo passo nella conoscenza della materia, sperando che possa servire in futuro a perfezionare sempre più l'argomento. Il punto di partenza di questa dispensa, occorre specificarlo chiaramente, è stato il lavoro svolto da uno dei più meticolosi ed apprezzati chiodatori del ponente ligure, Marco Pukli: sul suo sito, nella sezione "articoli", si trovano due bei capitoli intitolati "Robe da chiodatori". La loro lettura sarà sicuramente di stimolo e ispirazione per le nuove generazioni di chiodatori...

SCARICA LA DISPENSA SULLA CHIODATURA 

Un piccolo sogno? Riuscire a sensibilizzare amministrazioni ed enti locali sul tema dell'arrampicata sportiva, in maniera da trovare i fondi necessari per una corretta sistemazione e manutenzione delle falesie... attività che finora è sempre stata svolta (tranne rarissimi casi) in maniera del tutto amatoriale. 
L'arrampicata sportiva conta sempre più adepti e dovrebbe essere considerata alla stregua delle altre attività turistiche di montagna su cui la Valle d'Aosta ha investito tanto e continua tuttora ad investire.

giovedì 17 luglio 2014

Wendenstöcke - *Tsunami*


Terzo tiro della via... un impressionante muro verticale di compattissimo calcare!

Non si può dire che la stagione per arrampicare in Wendenstöcke sia iniziata a pieno regime. C'è ancora parecchia neve in alto e le colate d'acqua sono ancora molte.  La voglia di scalare su una delle pareti calcaree più belle delle Alpi però era tanta ed abbiamo tentato la sorte. Beneficiando del sole caldo che ha asciugato rapidamente le colate di acqua, siamo riusciti a salire la celebre e difficile *Tsunami* (450 m, 7b+ max, 7a obbl.) al Reissend Nollen. Siamo stati estremamente fortunati, in quanto nel pomeriggio il flusso della cascata di fianco è aumentato insieme al vento, bagnando la prima metà della via... quando però noi eravamo già alti :-)
Per quanto riguarda la via, si tratta probabilmente di una delle più impegnative che ho salito negli ultimi anni: più complessa ed esposta di *Deep blue sea* e paragonabile come ingaggio a *Djin Fiz*, tutte vie che ho scalato sempre da capocordata (insieme alla paziente Ale, ormai abituata a questo tipo di esperienze). I numeri sulla carta sono gli stessi di altri itinerari che ho percorso... in questo caso però c'è qualcosa che fa la differenza: un parametro difficilmente quantificabile che alcuni sintetizzano in "S4", altri con una sola crocetta che significa "expo". Sono poche le vie che possono vantare una simile caratteristica, *Tsunami* è una di queste! Il 7a obbligatorio qui non si limita a descrivere una sezione obbligatoria da fix a fix... è semplicemente il grado su cui bisogna scalare con tranquillità per riuscire a sopravvivere anche ai tiri di 6b! Non è terrorismo psicologico ma su vie di questo tipo è bene possedere un'ottima esperienza di arrampicata alpina, unita naturalmente ad un avambraccio sufficientemente tonico per evitare spiacevoli cadute anche dopo 400 metri di scalata. Posso tranquillamente affermare (e non sono l'unico) che in altre zone delle Alpi sarebbe stato scomodato senza problemi il 7b obbligatorio.
Otto anni fa avevo percorso insieme a Riccardo O. l'altrettanto bella *Caminando*, situata immediatamente a destra. Ricordavo muri leggermente strapiombanti e un'arrampicata mediamente fisica su prese generose: speravo di ritrovare su *Tsunami* lo stesso stile, con difficoltà e impegno maggiore... invece nulla di tutto ciò. È vero che due delle lunghezze più difficili superano marcati strapiombi, ma il resto si articola su placche ipertecniche e muri raramente verticali di roccia grigia compattissima assai povera di appigli e senza segni di passaggio.
Per avere un parametro sui tempi di percorrenza, noi abbiamo percorso i 12 tiri della via in 7.30 ore: purtroppo difficoltà e tipo di roccia non consentono una progressione molto rapida. Diciamo che, in sosta, c'è tutto il tempo per godersi lo splendido panorama sulle montagne circostanti...

Materiale: 2 corde da 60 m, 10 rinvii, 1 set completo di friends (C3+C4 BD) fino al #2 C4, casco. La via è attrezzata con fix inox da 10 mm (principalmente placchette artigianali piegate e qualche placchetta Kong); in sosta si trovano generalmente 2 piastrine a sezione tonda in cui è possibile passare direttamente la corda per la discesa in doppia.
Esposizione: Sud, al sole tutto il giorno.
Avvicinamento: classico avvicinamento del Reissend Nollen. La via attacca una ventina di metri a sinistra di *Caminando*. 1.20 ore.
Discesa: in doppia prima lungo la via poi lungo *Caminando*. In totale, 7 calate lunghe.