Quattro giorni di trasferta dolomitica, caratterizzata purtroppo da una meteo non proprio favorevole ma che ci ha lasciato comunque scalare tre un acquazzone e l'altro. Gli obiettivi sono stati forzatamente ridotti in funzione delle poche ore di bel tempo disponibili, quindi abbiamo percorso vie relativamente brevi e con poco avvicinamento. Fortunatamente le Dolomiti (e la zona del Sellaronda in particolare) offrono una scelta vastissima ed estremamente diversificata.
Il primo giorno abbiamo scalato *Icterus* (200 m, 6c+ max) alla I Torre del Sella; una bella via di H. Eisendle, inizialmente molto ardita e pericolosa ma richiodata quasi interamente a fix nel 2009. Ora si può scalare serenamente concentrandosi sui movimenti e non sulla paura di farsi male... Attenzione solo a seguire il giusto percorso, visto che nei paraggi ci sono altre linee: consigliabile consultare la relazione, facilmente reperibile anche sul web.
Il secondo giorno siamo andati a sfatare la diceria che la Vallunga sia bella solo per le cascate di ghiaccio. Il Ciampanil de Val ha tutte le caratteristiche che cercavamo e siamo andati a curiosare la bella *Lisa* (200 m, VII), aperta dallo specialista I. Rabanser. Va subito detto che la roccia, oggettivamente, non è delle più solide e che l'attrezzatura delle vie è interamente a chiodi normali. Premesse non proprio invitanti se non fosse che i gardenesi, autentici custodi del proprio territorio, hanno fatto un lavoro encomiabile di pulizia e attrezzatura, per rendere le vie piacevoli e divertenti, pur mantenendo quel pizzico di severità che le distingue dalle linee con fix in serie ogni metro. Riflettevo, tra me e me, sulla scelta di mantenere una chiodatura tradizionale, con chiodi normali sistematicamente cementati. La risposta che mi sono dato, a sensazione e senza essere un esperto di quel tipo di roccia, risiede nella solidità stessa; pensando di piantare un fix su quel terreno avrei molti dubbi sulla tenuta generale della porzione rocciosa circostante. Un chiodo normale invece sfrutta già le debolezze naturali senza alterare gli equilibri di una roccia così fratturata. Il fatto di cementarlo contribuisce sicuramente alla sua solidità e richiede meno manutenzione. Ribadisco, un gran lavoro dei gardenesi che richiede tanta esperienza: bravi!
Il terzo giorno, con il meteo in lento miglioramento, abbiamo percorso una via più lunga sul Sass Caimpac: *Solarium* (500 m, VI+). Si tratta di una via relativamente recente (1992) ma diventata ben presto una classica. Tra avvicinamento, arrampicata e discesa si compie un bel giro ad anello, molto suggestivo, con partenza/arrivo non lontano dal Passo Gardena.
L'ultimo giorno finalmente ha fatto capolino il sole... ma noi, per non perdere il vizio di arrampicare al fresco, siamo andati all'ombra delle Mesules :-) Impensabile per me lasciare le Dolomiti senza il consueto pellegrinaggio in questo settore che presenta un condensato delle caratteristiche che più mi piacciono nella scalata: qualità della roccia (un mix di Sardegna e Ceüse), stile di scalata (trad), comodo accesso, temperature fresche (ombra). Considerato il modesto sviluppo delle vie, è anche la location giusta da abbinare ad un lungo rientro verso l’altra parte dell'arco alpino. La scelta della via, questa volta, è ricaduta sulla bellissima *Geo* (200 m, VII max, VII obbl.). Un tiro più bello dell'altro, pochissime protezioni (tradizionali) in posto, quasi interamente da proteggere con un sapiente utilizzo dei friends ma soprattutto tutta da scalare in totale armonia con la roccia che offre un'incredibile sequenza naturale di prese. La difficoltà tecnica, qui, passa in secondo piano: si scala principalmente con la testa prima ancora che con le braccia. Partire con il pensiero che "tanto è solo 6b" è l'approccio più sbagliato che ci sia, almeno per me. Aprire una via del genere dev'essere stata un'esperienza fantastica; un priviliegio che è stato riservato al fuoriclasse A. Holzknecht nel 1987. Considerata la vicinanza della strada, se una via come questa fosse attrezzata a fix sarebbe "unta"; ringraziamo quindi ancora una volta i gardenesi per aver trasmesso un patrimonio arrampicatorio del genere, respingendo ogni tipo di contaminazione. In questo modo si ha la certezza di non trovare la coda sulle vie e di scalare in tranquillità... meglio ancora in autunno senza il continuo traffico automobilistico estivo.
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I Torre del Sella, primo tiro di *Icterus*. Via perfetta er riempire una mezza giornata con temporali imminenti.
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Terzo tiro di *Icterus* (6c+) - purtroppo bagnato - che riusciamo a salire ugualmente senza cadere.
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La Vallunga è conosciuta principalmente per le cascate di ghiaccio ma offre anche alcune belle arrampicate. Avvicinamento al Ciampanil de Val.
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Secondo tiro di *Lisa*, al Ciampanil de Val.
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Il fondo della suggestiva Vallunga, visto dal Ciampanil de Val.
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Settimo tiro di *Lisa*, un bel diedro (corto) strapiombante ma su prese generose.
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Sass Ciampac, *Solarium*... non proprio al sole (meglio così).
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Arrampicata classica dolomitica sul Sass Ciampac.
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Verso la parte alta di *Solarium*.
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Vista generale sul Passo Gardena dal Sass Ciampac.
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Terreno facile ma da "corda corta", all'uscita della via per raggiungere il comodo sentiero di discesa.
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Panoramica su una porzione delle Mesules.
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Uno dei primi tiri di *Geo*, celebre via delle Mesules.
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Uno dei tiri più belli di *Geo*, quello del tetto. Pura arrampicata trad su roccia da antologia. (foto J. Perruquet)
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Superamento del tetto con fondamentale tallonata destra. Impossibile non pensare a Manfred Stuffer in freesolo, nel 2009! (foto F. Perrone)
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L'estrema bellezza della via percorsa si legge chiaramente sui volti dei tre ragazzi. Il panorama bucolico è la ciliegina sulla torta.
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