La Rocca di Verra è
una possente bastionata di serpentino posta sul versante destro
idrografico dell’alta Val d’Ayas. Le sue pareti, esposte principalmente a
est, hanno un’altezza compresa tra i 250 m e i 500 m per una larghezza
di circa 3 km! Su questa enorme superficie rocciosa, a partire dal 1979,
sono state tracciate solo pochissime vie dalle guide alpine locali
Oliviero Frachey, Adriano Favre, Roger Obert e dai piemontesi Lino
Castiglia, Alessandro Nacamuli, Andrea Giorda, Pietro Crivellaro e
dall’onnipresente Alessandro Gogna accompagnato qui da Ettore Pagani.
Occorre subito precisare che questi itinerari costituiscono piccoli
capolavori di audacia e intuito in quanto sono stati aperti utilizzano
normali chiodi da fessura, su una roccia che non ha certo la linearità
del granito o l’omogeneità del calcare.
Il serpentino rossiccio che
caratterizza la Rocca di Verra, infatti, ha una particolare
conformazione che obbliga gli arrampicatori a cercare i passaggi in
mezzo a un dedalo di strapiombi, con le conseguenti difficoltà nel caso
di un eventuale rientro in corda doppia. È probabilmente questo il
motivo dello scarso interesse da parte degli arrampicatori a ripetere
gli itinerari esistenti. Eppure la roccia è piuttosto solida, le pareti
sono ben esposte al sole e si arrampica ad una quota tra 2300 e 3100
metri in uno scenario d’alta quota con splendida vista su Roccia Nera,
Castore e Polluce.
Con tali premesse la Rocca di
Verra non poteva certo sfuggire al processo che ha interessato negli
anni ’90 molte pareti alpine e non, cioè la proliferazione di itinerari
di roccia aperti dal basso con trapano e fix. Ad inaugurare questo
metodo di apertura in Val d’Ayas sono state le guide alpine locali Paolo
Obert e i fratelli Franco e Marco Spataro, quasi sempre accompagnati
dagli elvetici Ezio e Yannick Lettry (padre e figlio) particolarmente
affezionati a queste rocce. Dal 1990 (anno dell’apertura delle prime vie
moderne sulla Rocca di Verra) fino al 1998 sono stati tracciati una
decina di itinerari con lunghezze comprese tra i 140 e i 500 metri e
difficoltà massime di 7a in arrampicata libera e A3 in artificiale. Si
tratta per lo più di vie mediamente impegnative con chiodatura a fix da
10 mm non sempre ravvicinata ma sicura. Inoltre, data la particolare
conformazione del serpentino, l’arrampicata ha sovente carattere misto,
con lunghezze di artificiale per superare tetti o bombamenti che si
alternano a splendidi tratti in libera. E, come se non bastasse, a
rendere ancora più severa la maggior parte degli itinerari concorre
anche l’impossibilità di una ritirata in corda doppia.
Da ormai più di dieci anni, a
parte qualche sporadico ripetitore di vie già esistenti, nessuno si è
più interessato all’esplorazione delle pareti. Durante l’estate scorsa,
insieme a Marco Spataro, abbiamo effettuato un restyling della classica *Via dei Tacha* proprio sopra il Lago Blu, rendendola più consona a canoni moderni.
In questo mese di settembre sono tornato in zona (più a monte) con
Alessandra per riprendere un progetto iniziato con Franco Spataro e
abbandonato dopo i primo tiro per mancanza di tempo e vicissitudini
varie. L’idea iniziale era quella di creare un itinerario omogeneo, non
troppo difficile, lineare e facilmente percorribile anche in doppia
proprio in centro al grande paretone che fiancheggia la morena del
ghiacciaio di Verra. Con grande stupore (e con un po’ di studio di
fattibilità) siamo riusciti a creare una bella via che risponde a tutte
le caratteristiche sopra citate... tranne forse la linearità. Per
mantenere difficoltà omogenee, il percorso risulta talvolta un poco
tortuoso ma la discesa in doppia è studiata in maniera da risultare
agevole (per quanto particolarmente aerea in alcuni punti!). Il tutto su
roccia molto compatta.
Ho scritto anche troppo...
:-) il consiglio è quello di andare a ripeterla prima della stagione
fredda. Le terse mattinate autunnali sono ideali per scalare sulla Rocca
di Verra. Approfittatene!
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Campo base in tenda al Pian di Verra Superiore, sullo sfondo si intravede la Rocca di Verra |
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La freccia rossa indica l'attacco della via |
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Secondo tiro (6c), bellissimo! |
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Posizionamento di una sosta |
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In apertura all'inizio del quarto tiro |
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Quinto tiro (6b), in diagonale verso destra... dall'ultimo fix non salire ma attraversare ancora a destra |
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Il passatempo preferito di Alessandra in sosta durante l'apertura... per fortuna esiste il Grigri :-) |
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Nono tiro, roccia sempre compattissima! |
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Partenza dell'ultimo tiro (6c) |
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Autoscatto al termine dei dieci tiri della via con lo sfondo di Castore e Polluce |
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La via in dettaglio |