venerdì 23 settembre 2011

Sanetsch - *Chemin des extrèmes* + *Axis*

Il più bel calcare delle Alpi? Probabilmente sì. La Paroi des Montons a Sanetsch, a detta di molti, presenta una concentrazione di ottimo calcare fuori dal comune! Torno sempre molto volentieri su questa bella parete, anche se è alta solo 250 metri al massimo. Le vie che hanno tracciato i fratelli Rémy nel corso degli anni sono autentici capolavori  (chiodati dal basso) che richiedono una buona dose di decisione, anche in virtù della chiodatura non sempre plaisir.
In due giorni di permanenza abbiamo salito la difficile *Chemin des extrèmes* (220 m, 7b max, 6b+ obbl.) e la bellissima *Axis* (220 m, 7a max, 6b obbl.).
Clima ideale, quasi fresco e scenario impreziosito dalla recente nevicata ancora ben visibile sui versanti ombrosi.

Materiale: 2 corde da 60 m, 12 rinvii, casco.
Esposizione: Sud, ad una quota di circa 2400 metri.
Avvicinamento: in circa 20/30 minuti dalla strada.
Discesa: in doppia sull’asse delle vie.

Vista generale della Paroi des Montons

Arrivo in sosta atletico sul primo tiro di *Chemin des extrèmes*

Secondo tiro per Alessandra 7a+

Nel dedalo di vie non ci si perde

Vuoto assicurato su *Chemin des extrèmes*

Quinto tiro 6c

Al termine della via con lo sfondo del lago di Sanetsch

Il solenne giuramento della marmotta all'Auberge du Barrage; strani riti elvetici

Secondo tiro di *Axis*, interamente in diagonale verso destra

Terzo tiro, in comune con *Starions*

Quinto tiro (7a), no words

Partenza aerea in diagonale sul penultimo tiro di *Axis* (6c)

domenica 18 settembre 2011

Rocca di Verra - *Granatina* (via nuova)

La Rocca di Verra è una possente bastionata di serpentino posta sul versante destro idrografico dell’alta Val d’Ayas. Le sue pareti, esposte principalmente a est, hanno un’altezza compresa tra i 250 m e i 500 m per una larghezza di circa 3 km! Su questa enorme superficie rocciosa, a partire dal 1979, sono state tracciate solo pochissime vie dalle guide alpine locali Oliviero Frachey, Adriano Favre, Roger Obert e dai piemontesi Lino Castiglia, Alessandro Nacamuli, Andrea Giorda, Pietro Crivellaro e dall’onnipresente Alessandro Gogna accompagnato qui da Ettore Pagani. Occorre subito precisare che questi itinerari costituiscono piccoli capolavori di audacia e intuito in quanto sono stati aperti utilizzano normali chiodi da fessura, su una roccia che non ha certo la linearità del granito o l’omogeneità del calcare.
Il serpentino rossiccio che caratterizza la Rocca di Verra, infatti, ha una particolare conformazione che obbliga gli arrampicatori a cercare i passaggi in mezzo a un dedalo di strapiombi, con le conseguenti difficoltà nel caso di un eventuale rientro in corda doppia. È probabilmente questo il motivo dello scarso interesse da parte degli arrampicatori a ripetere gli itinerari esistenti. Eppure la roccia è piuttosto solida, le pareti sono ben esposte al sole e si arrampica ad una quota tra 2300 e 3100 metri in uno scenario d’alta quota con splendida vista su Roccia Nera, Castore e Polluce.
Con tali premesse la Rocca di Verra non poteva certo sfuggire al processo che ha interessato negli anni ’90 molte pareti alpine e non, cioè la proliferazione di itinerari di roccia aperti dal basso con trapano e fix. Ad inaugurare questo metodo di apertura in Val d’Ayas sono state le guide alpine locali Paolo Obert e i fratelli Franco e Marco Spataro, quasi sempre accompagnati dagli elvetici Ezio e Yannick Lettry (padre e figlio) particolarmente affezionati a queste rocce. Dal 1990 (anno dell’apertura delle prime vie moderne sulla Rocca di Verra) fino al 1998 sono stati tracciati una decina di itinerari con lunghezze comprese tra i 140 e i 500 metri e difficoltà massime di 7a in arrampicata libera e A3 in artificiale. Si tratta per lo più di vie mediamente impegnative con chiodatura a fix da 10 mm non sempre ravvicinata ma sicura. Inoltre, data la particolare conformazione del serpentino, l’arrampicata ha sovente carattere misto, con lunghezze di artificiale per superare tetti o bombamenti che si alternano a splendidi tratti in libera. E, come se non bastasse, a rendere ancora più severa la maggior parte degli itinerari concorre anche l’impossibilità di una ritirata in corda doppia.
Da ormai più di dieci anni, a parte qualche sporadico ripetitore di vie già esistenti, nessuno si è più interessato all’esplorazione delle pareti. Durante l’estate scorsa, insieme a Marco Spataro, abbiamo effettuato un restyling della classica *Via dei Tacha* proprio sopra il Lago Blu, rendendola più consona a canoni moderni. In questo mese di settembre sono tornato in zona (più a monte) con Alessandra per riprendere un progetto iniziato con Franco Spataro e abbandonato dopo i primo tiro per mancanza di tempo e vicissitudini varie. L’idea iniziale era quella di creare un itinerario omogeneo, non troppo difficile, lineare e facilmente percorribile anche in doppia proprio in centro al grande paretone che fiancheggia la morena del ghiacciaio di Verra. Con grande stupore (e con un po’ di studio di fattibilità) siamo riusciti a creare una bella via che risponde a tutte le caratteristiche sopra citate... tranne forse la linearità. Per mantenere difficoltà omogenee, il percorso risulta talvolta un poco tortuoso ma la discesa in doppia è studiata in maniera da risultare agevole (per quanto particolarmente aerea in alcuni punti!). Il tutto su roccia molto compatta.
Ho scritto anche troppo... :-) il consiglio è quello di andare a ripeterla prima della stagione fredda. Le terse mattinate autunnali sono ideali per scalare sulla Rocca di Verra. Approfittatene!

Campo base in tenda al Pian di Verra Superiore, sullo sfondo si intravede la Rocca di Verra

La freccia rossa indica l'attacco della via

Secondo tiro (6c), bellissimo!

Posizionamento di una sosta

In apertura all'inizio del quarto tiro

Quinto tiro (6b), in diagonale verso destra... dall'ultimo fix non salire ma attraversare ancora a destra

Il passatempo preferito di Alessandra in sosta durante l'apertura... per fortuna esiste il Grigri :-)

Nono tiro, roccia sempre compattissima!

Partenza dell'ultimo tiro (6c)

Autoscatto al termine dei dieci tiri della via con lo sfondo di Castore e Polluce

La via in dettaglio

venerdì 16 settembre 2011

Breithorn Orientale - *Cresta Young*

Rapida puntata in quota, approfittando delle belle giornate di fine estate e delle ottime condizioni della neve. Siamo stati sul versante nord del Breithorn Orientale dove si trova una delle più belle creste delle Alpi, la *Young* appunto (650 m, D+). Si tratta di una linea molto ben definita e logica, perfetta sintesi del terreno misto di alta montagna. L’assenza di pericoli oggettivi ne fa sicuramente una meta interessante, anche se raggiungerne l’attacco può essere talvolta complicato a causa delle condizioni del ghiacciaio: attualmente si passa abbastanza bene.
Le ottime condizioni di innevamento ci hanno permesso una progressione molto rapida; abbiamo impiegato poco meno di 4 ore dal bivacco Rossi-Volante fino in vetta al Breithorn, senza nessuna traccia di passaggio per di più!

Materiale: 1 corda da 40 m, 2 rinvii, friends dal #.4 al #.75 Camalot, ramponi, piccozza classica, 2 viti da ghiaccio (non utilizzate), 1 piccozza in più per cordata (non utilizzata).
Esposizione: nord ma al sole fin dal primo mattino.
Avvicinamento: il punto d’appoggio più comodo è il bivacco Rossi-Volante, nei pressi della Porta Nera. Attualmente le condizioni del ghiacciaio per scendere verso l’attacco della cresta sono buone. La seraccata prima del canale ghiaioso si passa abbastanza agevolmente. Noi abbiamo impiegato 1 ora dal bivacco all’attacco della cresta.
Discesa: dalla vetta, abbassarsi facilmente lungo la cresta est fino alla sella nevosa. Scendere direttamente verso il bivacco Rossi-Volante. Discesa molto rapida e intuitiva.

Notte piuttosto fresca al bivacco Rossi-Volante

Caos di seracchi per raggiungere l'attacco della cresta

Vista generale del ghiacciaio dal canale ghiaioso d'accesso

Prima parte nevosa della cresta, ottime condizioni!

François e Roberto, impegnati nel superamento di un tratto roccioso, seguono le nostre tracce

Facile arrampicata su ottima roccia

Vista generale della cresta dalla parte alta

Ultimi metri per Alessandra, prima di sbucare in vetta

sabato 10 settembre 2011

Le Minaret - *Versant satanique*

Probabilmente si tratta di una delle vie di arrampicata più belle del Massiccio del Monte Bianco, nel suo genere ovviamente. Non ha nulla da invidiare agli itinerari più famosi dei satelliti del Tacul, anzi...
Nel 2003, insieme a Luigi, avevo percorso l’estetico sperone sud est del Minaret ed ero sceso in doppia lungo *Versant satanique* (220 m, ED, 6c max, 6a obbl.)... riproponendomi prima o poi di tornare a salirla. Le inconfondibili fessure terminali erano troppo invitanti! Oggi con Riccardo B. l’abbiamo percorsa, beneficiando di una giornata con clima ideale. Arrampicata in fessura mai estrema, impegnativa al punto giusto... gli unici quattro spit presenti lungo la via sono sicuramente inutili però il buon Michel Piola ha pensato anche alla schiena dei ripetitori rendendola così percorribile solo con una serie di friends (da gestire comunque in maniera oculata).
Considerazioni tecniche a parte, *Versant satanique* è una di quelle vie “da fare”!

Materiale: 2 corde da 60 m, 1 set di TCU dal #00 al #3 Metolius, 1 set di friends dal #.5 al #4 Camalot, crack gloves vivamente consigliati, casco.
Esposizione: sud est.
Avvicinamento: in circa 40 minuti dal rifugio, non serve materiale da ghiacciaio.
Discesa: 6 doppie lungo la via di salita.

Al termine del primo tiro

Vista dall'alto sul secondo tiro

Riccardo al termine della bellissima fessura del quinto tiro...

... che prosegue anche sul sesto tiro, fantastico!

Autoscatto al termine della via, con lo sfondo dell'Aiguille Verte

Topo della via

venerdì 9 settembre 2011

Aiguille d'Argentière - *Le pirate*

Due giorni di arrampicata nel bacino di Argentière insieme a Riccardo B., sfruttando gli ultimi giorni di apertura dell’omonimo rifugio e della funivia dei Grands Montets. Ottima accoglienza al rifugio, granito super e frequentazione pressoché nulla... complice sicuramente la logistica relativamente scomoda per l’arrampicata e l’assenza di una topo-guida dettagliata della zona. Eppure c’è roccia in abbondanza!
Oggi abbiamo arrampicato sul grande pilastro a sinistra del Couloir a Y, che culmina con la cima sud dell’Aiguille d’Argentière. Abbiamo salito *Le pirate* (350 m, TD+, 6b+ max, 6a obbl.), bella via omogenea e poco attrezzata che percorre una serie di fessure. Cinque spit su tutta la via (tre dei quali assolutamente inutili) e qualche chiodo a volte non sono sufficienti per trovare il giusto itinerario. Spesso sono possibili varianti (di pari difficoltà) tra una sosta e l’altra.
Unica pecca sono purtroppo i 100 metri di sfasciumi per raggiungere la base del pilastro, che però si evitano in discesa con una doppia lunga.

Materiale: 2 corde da 60 m, 1 set di TCU dal #00 al #3 Metolius, 1 set di friends dal #.5 al #2 Camalot, casco.
Esposizione: sud est.
Avvicinamento: in poco meno di 1.30 ore dal rifugio fino allo sbocco del Couloir a Y, attrezzatura light da ghiacciaio più che sufficiente. Reperire appena a sinistra del couloir, un piccolo canale parallelo (un po’ più al riparo da eventuali cadute di sassi) che si risale per un centinaio di metri fino a reperire a sinistra le evidenti terrazze detritiche che conducono alla base del pilastro roccioso. Ometto alla base, molto a sinistra.
Discesa: 8 doppie lungo la via di salita (le prime 2 a sx guardando la parete). I cordini delle soste sono piuttosto vecchi e consumati... meglio sostituirli! Lo zoccolo iniziale si scende con una doppia da 60 m (ancoraggio a chiodi sul punto più basso sotto la verticale dell’attacco della via).

La parete vista da sotto

Secondo tiro, in basso si vedo lo zoccolo di sfasciumi

Quarto tiro, due spit in placca permettono di raccordare una bella sequenza di fessure

Quasi meglio del Grand Capucin

Ambiente di alta montagna e roccia fantastica nella parte alta della via

Riccardo impegnato sul passo chiave del penultimo tiro (6b)

La via termina sulla cima Sud dell'Aiguille d'Argentière (3900 m)