Ci sono vari modi per presentare una nuova falesia. Si può
semplicemente descriverne le caratteristiche e illustrare gli
itinerari attrezzati, elencando nomi e difficoltà, oppure si può
raccontarne la genesi e il processo che ha portato al compimento
dell'opera. Entrambe le soluzioni possono essere noiose oppure
interessanti; questione di essere interessati all'argomento. Chi vuol
conoscere le informazioni strettamente necessarie per scalare è
libero di saltare direttamente alla scheda tecnica; i più curiosi
invece possono leggere un breve racconto che inquadra quella che è
stata chiamata “La falesia della Centrale”, in Valgrisenche.
C'è
subito da puntualizzare che questo nuovo spot si trova in
Valgrisenche e non a Valgrisenche; l'asse vallivo infatti è diviso,
più o meno in corrispondenza del villaggio di Revers, dove si trova
una nota falesia di arrampicata estiva. A monte, Valgrisenche
appunto; a valle, Arvier. Provate a dire ad un abitante di Arvier che
Planaval – località nota per essere base dell'ultima tappa della
competizione scialpinistica internazionale “Tour del Rutor”, non
lontano dalla falesia che viene qui descritta – si trova in Comune
di Valgrisenche; è il modo migliore per giocarsi un assaggio del
rinomato genepy che si produce artigianalmente da queste parti, oltre
naturalmente a rimediare una lunga romanzina sulla geografia politica
della valle.
Dopo
questa premessa semiseria, veniamo alle considerazioni più tecniche
sulla parete e sull'arrampicata. Si tratta di una fascia rocciosa
alta dai 20 ai 35 metri e lunga una cinquantina di metri circa che si
trova a poca distanza in linea d'aria dal settore di arrampicata su
roccia “La Confession”, a valle del bivio per Planaval. La
falesia prende il nome dalla vicina centrale idroelettrica,
completamente ristrutturata nel 2012, già operativa negli anni '50
durante i lavori di costruzione della Diga di Beauregard. Lo
strapiombo roccioso dove corrono le attuali vie di dry tooling si
trova esattamente sotto il troppo pieno della vasca di carico della
piccola condotta che si costeggia nell'avvicinamento. L'apporto
idrico per formare stalattiti ghiacciate di tutti i tipi è più o
meno costante; le condizioni ideali per scalare con piccozze e
ramponi si trovano quindi dopo un periodo di freddo costante, senza
eccessivi sbalzi di temperatura purtroppo sempre più frequenti negli
ultimi anni. La quota e l'esposizione (1450 m, Sud Sud Est) non sono
delle più propizie ma il fatto che la Valgrisenche sia rinomata per
l'ottima qualità della neve è sintomo di basse temperature
generali. Almeno così dicono.
Nel
corso degli anni, la parete non ha avuto il successo delle altre
falesie nei paraggi. Nel 2000 erano state attrezzate tre vie di
arrampicata per una selezione per aspiranti guide alpine valdostane.
Itinerari caduti ben presto nell'oblio per vari fattori, l'ultimo dei
quali è senza dubbio la messa in funzione della centrale
idroelettrica, nel 2012. L'acqua in esubero della vasca di carico
viene regolarmente scaricata sullo strapiombo rendendo impraticabile
l'arrampicata sportiva. Nella stagione fredda però cambia tutto,
rendendo possibile ciò che in estate non lo era più. Questione di
riciclo e ottimizzazione delle risorse.
Veniamo
ora alle fasi più recenti della valorizzazione del settore, che
sostanzialmente sono legate ad una coincidenza fortuita. Ad inizio
dicembre, mi ero messo d'accordo con Anna Torretta per andare scalare
su ghiaccio. Le condizioni non si presentavano come allettanti per
cui le ho proposto di provare a “mettere il naso” (un po' di sana
ironia non guasta!) in un luogo che ho sempre desiderato esplorare in
inverno ma che non ho mai fatto, forse proprio per l'eccessiva
semplicità della logistica. E sicuramente il pensiero di tanti
ghiacciatori transitando in quel posto sarà stato: “un giorno
bisogna andare a vedere quelle stalattiti”.
Anna,
come sempre, non si era tirata indietro. Il rischio di fare un giro a
vuoto era elevato ma siamo stati premiati: dopo soli 10 minuti di
cammino ci siamo ritrovati sotto uno strapiombo regolare interamente
tappezzato di ghiaccio sotto forma di stalattiti di ogni grandezza.
Il pensiero e il paragone sono subito andati alla falesia di
Ueschinen, che avevo sempre sognato e ammirato nei video degli albori
del misto moderno e dove Anna invece aveva avuto la fortuna di
scalare. Senza perdere toppo tempo in paragoni e studi di
fattibilità, abbiamo riattrezzato e rettificato uno dei tre
itinerari presenti, ribattezzandolo per l'occasione “Badedas”, in
onore della doccia epica sugli ultimi metri di ghiaccio per uscire in
cima. Sono nati poi altri itinerari, sempre attrezzati dal basso con
fix inox A4 (316L) nella speranza di dover effettuare meno
manutenzione negli anni a venire.
Purtroppo
il caldo e le piogge anomale di fine gennaio hanno notevolmente
degradato il “paradiso” originale, che rimane comunque
immortalato negli scatti dell'amico/collega Marco Spataro. Abbiamo
così potuto constatare che su molti itinerari è possibile
arrampicare anche in assenza di ghiaccio, nonostante risulti molto
più divertente la versione “mista”.
Attualmente
sono presenti nove tiri, di cui due con sosta intermedia per scalare
solo la prima parte relativamente più facile. Cinque vie a sinistra
possono beneficiare dell'uscita su ghiaccio, mentre le quattro a
destra sono comunque total dry. Si arrampica su prese naturali di
tutti i tipi: tacche nette, prese oblique, buchi, fessure, piatti,
ecc. Purtroppo in due brevi tratti è stato necessario ricorrere ai
fori artificiali: cinque buchi in totale su due itinerari (*Tutti
Maestri con il compressore degli altri* M10 e la seconda parte di *Reunion* D10) per creare agganci indispensabili alla
progressione. Nulla vieta di tapparli se qualcuno riesce a passare
senza usarli. La gestualità imposta è molto varia e la lettura
della roccia impone un minimo di adattamento; dopo un giro di
ricognizione appare tutto più evidente, come succede sovente nel dry
tooling.
Una
raccomandazione infine relativa alla sicurezza. Sotto lo strapiombo
si è al riparo; non sostare invece all'esterno, in direzione delle
stalattiti di ghiaccio. L'acqua eventualmente scaricata da monte non
costituisce un vero problema; al limite può dare fastidio per alcune
uscite (che eventualmente si possono evitare). La qualità della
roccia, in generale, è abbastanza buona ma permangono alcune
porzioni di dubbia tenuta in caso di temperature sopra lo zero.
Valutare di volta in volta.
TOPO FALESIA DELLA CENTRALE
Le vie (da sinistra verso destra, con grado indicativo in stile DTS, senza Yaniro):
1. *Troppo pieno* (M. Giglio 2021), M9
2. *Badedas* (A. Torretta, M. Giglio 2020), M8
3. *Mowgli* (M. Giglio 2021), M9
4. *Badass* (A. Torretta, M. Giglio 2020), M9
5. *Tutti Maestri con il compressore degli altri* (M. Giglio 2021),
M10
6. *Blind fix* (M. Giglio 2021), D6
7. *Reunion* (A. Torretta, M. Giglio 2020), L1: D7, L1+L2: D10
8. *Attenti al lupo* (A. Torretta, M. Giglio 2020), L1: D8, L1+L2:
D11
9. *Tafonata* (A. Torretta, M. Giglio 2021), D8
Materiale: tutte le vie sono attrezzate con fix inox A4 (316L), tasselli M10 x 90 mm MKT BZ Plus e placchette Raumer. Soste attrezzate con catena e doppio anello chiuso, manovra obbligatoria. Corda da 70 m, 16 rinvii, casco, 2/3 viti da ghiaccio. Si consiglia di utilizzare lame da total dry (con punta ad uncino pronunciato) per non rovinare le tacche naturali che verrebbero consumate in breve tempo con lame poco adatte all'uso.
Esposizione: Sud Sud Est, ad una quota di 1450 m circa.
Avvicinamento: da Arvier si imbocca la Valgrisenche, che si percorre fino a poco prima dei
due tornanti che precedono il bivio per Planaval. Lasciare l'auto
nello spiazzo a bordo strada che sovrasta l'edificio della centrale
idroelettrica.
A
piedi, dirigersi verso l'ingresso della Centrale e attraversare il
torrente sull'evidente ponticello. Proseguire a destra, costeggiando
la condotta forzata fino a quando si impenna decisamente. Dirigersi
quindi a sinistra nel bosco e seguire una vaga traccia che conduce
alla base della falesia. 10 minuti dal piazzale. Prestare
attenzione alla movimentazione alla base della falesia e seguire il
percorso indicato dal mancorrente (corda) alla base. Evitare di
portarsi sotto le grandi frange sospese, molto pericolose in caso di
caduta.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Foto Marco Spataro.
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Il topo dell'accesso.
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Il topo della falesia.
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