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Ale esce dal mega strapiombo del terzo tiro de *La banda del buco* (7a+), all'Antro della Perciata - Monte Pellegrino |
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Ultimi raggi di sole a Monte d'Oro, nel Parco delle Madonie |
Il 2014 è stato l'anno delle isole: dopo la Sardegna, non poteva mancare la Sicilia... di cui iniziavo ad avere nostalgia. In una settimana, trascorsa come al solito troppo velocemente, abbiamo scalato in zona Palermo e in zona San Vito lo Capo. Insieme ad un folto gruppo di valdostani e piemontesi, guidati dai locals Livia ed Emanuele (aka il Pupo), abbiamo condiviso falesie, vie lunghe, grandi mangiate... e disturbi intestinali: ma questa è un'altra storia :-)
Come battesimo della vacanza Ale ed io ci siamo lanciati subito su una via della premiata ditta "Larcher-Giupponi-Sartori" che percorre la grande volta dell'Antro della Perciata, sul versante settentrionale del Monte Pellegrino (Palermo). *La banda del buco* (180 m, 7a+ max, 6c+ obbl.): una via decisamente fuori dagli schemi e per cui si fa fatica a trovare un aggettivo adeguato... forse
spaziale è quello che meglio la descrive! Nel 2009, durante un sopralluogo per trovare roccia vergine (che poi ha dato origine a *Chiacchiere e distintivo*), ero stato alla base dell'Antro della Perciata fantasticando sulle possibili linee che sarebbero potute nascere. Due anni dopo avevo poi letto la notizia relativa all'apertura di questa via... e mi ero riproposto di andarla a ripetere. Si tratta di una via in cui il grado passa decisamente in secondo piano; dopo aver superato il filtro del primo tiro, il proseguimento è un autentico parco giochi tra stalattiti di tutte le dimensioni e concrezioni di ogni tipo. Ogni tiro strapiomba dai 5 ai 30 metri... su difficoltà che non raggiungono mai il 7b. Certo, la chiodatura è distanziata e obbligatoria in perfetto stile Larcher, ma in mano si tengono sempre appigli molto grandi. Il materiale in posto è apparentemente affidabile: fix inox Petzl e Kong... questi ultimi sembrano accusare maggiormente l'attacco della salsedine. Attualmente la discesa a piedi è piuttosto lunga, in quanto la strada panoramica del Monte Pellegrino è chiusa per lavori.
Dopo una giornata relax al Bauso Rosso, il richiamo delle multipitch però si faceva più forte. Insieme ad Ale, Elisa e Livia siamo quindi andati a dare un'occhiata al Monte d'Oro, situato ad 800 metri di quota nel Parco delle Madonie. Luogo incantato, selvaggio e solitario anche se non distante in linea d'aria dal mare. Abbiamo salito une delle vie moderne più celebri della parete: *Urla nel vento* (120 m, 7a+ max, 6c obbl.), che non ha affatto deluso le aspettative.
Sono poi tornato insieme ad Ale su *Chiacchiere e distintivo* (180 m, 7b max, 6c obbl.), che avevo aperto cinque anni fa sulla parete Nord dell'Addaura (Monte Pellegrino). Ero curioso di vedere lo stato di invecchiamento dei fix inox... e di far provare i tiri ad Ale, che ne è rimasta entusiasta. L'attrezzatura in posto non può essere definita completamente affidabile, soprattutto per la difficoltà a capire lo stato di corrosione interna dei tasselli. È percorribile ma con mentalità
alpinistica, considerando quindi i fix come protezioni aleatorie. Sicuramente urge un restauro, che mi piacerebbe effettuare prima che la via cada nel dimenticatoio... le lunghezze sono tutte bellissime e merita essere percorsa in sicurezza per gustare appieno della roccia e dei movimenti.
Rimanendo in tema di restauro, ho preferito concentrare inizialmente gli sforzi sulla prima via che ho aperto in Sicilia nel 2007: *La collina dei conigli* (160 m, 6b+ max, 6a+ obbl.) sulla parete Nord del Monte Monaco a San Vito lo Capo. Circa due mesi fa è successo un episodio poco piacevole, con un incidente fortunatamente mancato... Mentre una cordata di svizzeri stava scendendo in doppia dalla via, si è spezzato il punto più basso della sosta: gli arrampicatori sono rimasti appesi sul cordone (originale, tra l'altro) che collegava i due punti dell'ancoraggio.
Quando avevo chiodato la via nel 2007 non si parlava ancora diffusamente di problematiche relative all'utilizzo di inox in ambiente marino. È solo da poco tempo che l'argomento è diventato di pubblico dominio. Sostanzialmente il problema si verifica sulle rocce calcaree nei pressi del mare quando l'inox utilizzato è di tipo AISI 304, ovvero l'unico materiale utilizzato all'epoca dalla nota azienda italiana Raumer da cui ho sempre acquistato i fix. La qualità di tale materiale è ottima nella maggior parte degli ambienti... ma non nei pressi del mare. Considerato che LA soluzione è il titanio (che però ha prezzi improponibili), il materiale attualmente con il miglior rapporto qualità/prezzo in ambiente marino dovrebbe essere l'inox AISI 316L, utilizzato da sempre per i costosissimi fix inox Petzl. Dal 2014 anche la Raumer produce questo materiale, declinato anche in una speciale "linea marina".
*La collina dei conigli* ora è in fase di richiodatura con fittoni resinati Raumer Superstar 10x80 inox AISI 316L "linea marina" abbinati a resina Berner Multicompound Epoxy. Purtroppo una brutta influenza intestinale mi ha impedito di terminare il lavoro nei tempi previsti: restano da sistemare ancora due lunghezze: seguiranno aggiornamenti, spero a breve termine.
Un ringraziamento speciale va ai ragazzi della
Climbing House di San Vito lo Capo (Daniele e Ivan) che hanno messo a disposizione il trapano e a Cesare
Raumer che ha offerto il materiale per la richiodatura della via.
Come al solito, spazio alla carrellata di immagini.