Nell'ultimo giorno di permanenza in Verdon, abbiamo fatto visita ad una via iconica: una super classica degli anni d'oro che non avevo mai avuto occasione di percorrere (a pensarci bene, mi manca vergognosamente anche *La Demande*). Risponde al nome di *Le triomphe d'Eros* (150 m, 6c max, 6b+ obbl.) ed è stata aperta in maniera piuttosto avventurosa nel 1974 dai mitici arrampicatori transalpini J.C. Droyer, G. Gaby e J.P. Bouvier. I numeri sulla carta potrebbero relegarla tra gli itinerari cosiddetti classici alla portata di un gran numero di scalatori, paragonabile magari a *Tandem pour une évidence*, percorsa qualche giorno fa. In realtà è meglio non soffermarsi solo sui numeri presenti nella relazione ma documentarsi sugli eventi di cui questi cinque tiri sono stati teatro negli anni passati. I commenti sulla letteratura contemporanea sono piuttosto eloquenti ma non raccontano nello specifico i retroscena: "una via classica e storica che porta ancora le stigmati della guerre du libre (competizione per la prima salita in libera), su cui non mancano aneddoti". Stop. Per risalire a questi ultimi occorre attingere da altre fonti, più narrative, che mi sono state gentilmente messe a disposizione dall'amico-vertical-nerd (con accezione positiva, ovviamente) Andrea R. Per saziare la curiosità di ciò che è accaduto nel corso degli anni su questa via, occorre leggere almeno un capitoletto de "Le fous du Verdon" scritto da B. Vaucher ed edito da Guérin nel 2008. Una chicca da non perdere per gli amanti delle storie legate alle vie di arrampicata.
Senza entrare eccessivamente nei dettagli, provo a sintetizzare.
Il *Triomphe* venne aperto, come già detto, nel 1974 dal basso e quasi interamente in stile cosiddetto "trad", tranne un chiodo ad espansione posizionato sul compatto muro grigio dell'ultimo tiro. Comunque sia, per l'epoca, notevole. Due anni dopo (1976), in occasione di un meeting internazionale di arrampicatori, Droyer stesso insieme ai fuoriclasse britannici P. Livesey e R. Fawcett riuscì a salire in arrampicata libera tutta la via, attribuendo un generico grado 6c alle tre sezioni più impegnative: il tetto iniziale, la goulotte "formica" del secondo tiro e il muro grigio del quinto tiro. Inutile dire che la maggior parte degli attuali scalatori che girano in falesia su quella difficoltà (anche a vista) troverebbero a dir poco mistico su questi passaggi. Ma questa è un'altra storia.
La salita in libera del *Triomphe d'Eros* ebbe molta risonanza all'epoca e venne pubblicizzata sulle riviste come una delle vie più belle e difficili del Verdon. Del resto, Droyer all'epoca era parecchio mediatizzato: normale che la stampa si interessasse delle sue imprese. C'erano quindi tutti i presupposti per generare gelosia in altre comunità arrampicatorie. Sentimento, purtroppo, sfociato in lite (indiretta) nel momento in cui JCD, per riuscire a salire in arrampicata libera, modificò la chiodatura di una storica via a Buoux (*PGF*, ovvero il Pilier de la Gueule Fermée) aperta da B. Gorgeon e compagni. Fu la classica goccia che fece traboccare il vaso e scatenò una reazione a dir poco bizzarra che ebbe come teatro la via percorsa oggi. L'intento era quello, in un certo senso, di banalizzare qualcosa che veniva descritto come un non plus ultra. Su tutti i tiri comparvero numerose scritte con la vernice - più o meno ironiche - e la classica segnaletica utilizzata per i sentieri di colore bianco e rosso; si narra poi che sul traverso del penultimo tiro venne teso un cavo d'acciaio.
A distanza di una quarantina di anni suona tutto come un lontano ricordo di eroici tempi passati; le scritte, ormai sbiadite e non di immediata lettura, sono però ancora visibili. Per questo motivo, ai giorni nostri, è interessante conoscere storie e aneddoti: una sorta di arrampicata consapevole.
Materiale: corde da 60 m, 12 rinvii, 1 set di friends da #.4 a #4 C4 BD molto utile per scalare sereni, casco.
Esposizione: Sud Est, al sole fino a metà pomeriggio.
Avvicinamento: 5 minuti di cammino per raggiungere le doppie di *Luna bong*. Al termine delle calate, dirigersi a Ovest lungo una traccia che conduce in pochi minuti all'attacco della via, riconoscibile per la presenza del segnavia bianco/rosso GR69.
Discesa: rientro veloce all'auto percorrendo a ritroso il sentiero dell'avvicinamento.
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P. Edlinger, ritratto in una celebre immagine di R. Nicod, su uno dei passaggi più famosi della via.
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Primi metri (sprotetti) del primo tiro: è solo 6a ma non si riesce a proteggere. A destra sono visibili i resti sbiaditi delle scritte contro JCD (Jesus Christ Dardicule).
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Il secondo tiro è caratterizzato da un bel diedro strapiombante, difeso da un passo d'ingresso di non facile impostazione per raggiungere il primo spit (si protegge con un friend).
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Residui bellici della cosiddetta guerre du libre: la segnaletica escursionistica GR69 con la caratteristica vernice rosso/bianca.
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Il guardiano silenzioso (e misterioso) della seconda sosta. Una via piena di sorprese!
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Vista dal basso sul quarto tiro, quello della foto sopra in cui è ritratto P. Edlinger.
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Alessandra, al termine della fessura/camino del quarto tiro, si accinge ad affrontare il traverso (in discesa) che conduce in sosta.
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Ultimo tiro (6c, mooolto storico), caratterizzato dal celebre passaggio mano-piede immortalato in una sequenza di P. Edlinger sul libro "Verdon Opera Verticale".
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