Illustro brevemente il fatto che mi ha spinto a scrivere questo post.
Scalando nel settore denominato *La Confession*, lungo la strada per la Valgrisenche, ho trovato un fix che ruotava in quanto il bullone era allentato. Purtroppo è un inconveniente abbastanza diffuso con il nuovo materiale inox. La parte destra della suddetta falesia infatti è stata interessata recentemente da una richiodatura completa di tutti gli itinerari con fix inox e catene longlife in sosta. Sono quindi salito con un attrezzo per stringere il bullone in questione e, con un po' di disappunto, ho notato che continuava a ruotare senza stringere: segno evidente che l'espansione del tassello non aveva funzionato. Con un rinvio ho quindi provato a strattonare a mano verso l'esterno il fix... ed è successo quello che nessuno vorrebbe che succedesse: si è sfilato completamente! La stessa cosa si è ripetuta qualche fix più in alto, con un altro tassello!
Ora, non credo che il mio braccio riesca a tirare 22 kN, quindi il fatto che ho appena descritto è l'esempio lampante della scarsissima tenuta di un ancoraggio mal posizionato. Piantando fix succede ogni tanto (soprattutto su rocce scistose) che l'espansione del tassello non prenda a dovere; dovrebbe essere cura dell'attrezzatore rimuoverlo e sostituirlo con uno funzionante. A volte però ciò non avviene, motivo per cui occorre essere sempre estremamente critici nei confronti del materiale a cui ci si appende!
Uno dei fix fuoriusciti nella falesia della *Confession* (Valgrisenche) |
Purtroppo quello descritto non è un caso isolato tra le falesie abitualmente frequentate sul territorio della Valle d'Aosta. L'anno scorso, ad esempio, si era verificato un piccolo incidente (fortunatamente senza conseguenze) per la fuoriuscita di un fix nella falesia di Vollein, anch'essa interessata recentemente da richiodatura.
Si tratta di episodi che devono fare riflettere tutti i frequentatori delle falesie. Non sempre materiale nuovo e luccicante è sinonimo di sicurezza. Esistono determinate procedure per piantare un ancoraggio (meccanico o chimico); se non vengono rispettate, gli elevati carichi di rottura dichiarati dai produttori non possono essere rispettati!
Le problematiche relative al corretto posizionamento di un ancoraggio sono infinite. A partire dal punto esatto in cui viene collocato (come e perchè), fino alla corretta procedura di messa a dimora. Tutte cose che un attrezzatore dovrebbe ben conoscere... per evitare errori grossolani che, il più delle volte, vanno a discapito della sicurezza di chi ci si appende.
Approfitto per illustrare altri casi di lavori effettuati non proprio a regola d'arte. Sono solo alcuni esempi ma abbastanza rappresentativi anche per altri siti non menzionati.
Falesia di *Excenex*: sosta costruita con ancoraggi chimici senza resina. Pericolo! |
Falesia di *Excenex*: altra sosta costruita con ancoraggi chimici senza resina. Pericolo! |
Falesia *Gare Ovest* settore basso (Valgrisenche): stessa problematica dei tasselli fuoriusciti alla *Confession*, l'espansione non ha funzionato, andrebbe sostituito. |
Falesia *Gare Ovest* settore basso (Valgrisenche): la distanza del nuovo tassello da quello sostituito è corretta... ma il vecchio sarebbe da eliminare e nascondere (antiestetico). |
Ribadisco che sono solo alcuni esempi documentati; purtroppo ce ne sono molti altri che evidenziano una situazione eterogenea dell'attrezzatura delle falesie in Valle d'Aosta. Accanto a validi esempi di attrezzatura impeccabile si trovano casi molto grossolani con evidenti errori potenzialmente pericolosi e/o decisamente antiestetici.
L'obiettivo di questo post non vuole essere una sterile polemica nei confronti di chi ha svolto lavori che non possono definirsi a regola d'arte (errare humanum est...), ma sensibilizzare gli arrampicatori nei confronti di un argomento poco approfondito da un gran numero di fruitori delle falesie. Visto che l'alpinismo e l'arrampicata sono sport che si praticano a proprio rischio e pericolo, è bene essere informati su tutto.
L'unica considerazione che si può fare nei confronti di chi si accolla l'onere di sistemare vecchi itinerari di arrampicata (o aprirne di nuovi) è quella che bisognerebbe smettere di lodare e ringraziare, a priori e senza aver valutato la qualità dell'operato, chi lo fa. Nel momento in cui uno decide di ri-/attrezzare itinerari di arrampicata dovrebbe farlo con grande responsabilità nei confronti di tutti i fruitori e con altrettanto grande senso estetico. Lavori mal fatti, oltre ad essere brutti da vedere, sono pericolosi pertanto andrebbero evidenziati e corretti... non idolatrati oppure ignorati! In sostanza, la buona volontà non serve a nulla se non è accompagnata da rigore, precisione e serietà.
Colgo infine l'occasione per condividere un lavoro informativo che è stato fatto recentemente dalla Commissione Tecnica dell'Unione Valdostana Guide Alta Montagna sulla tematica della chiodatura. Si tratta di un piccolo compendio/promemoria destinato alle future guide alpine. Un piccolo passo nella conoscenza della materia, sperando che possa servire in futuro a perfezionare sempre più l'argomento. Il punto di partenza di questa dispensa, occorre specificarlo chiaramente, è stato il lavoro svolto da uno dei più meticolosi ed apprezzati chiodatori del ponente ligure, Marco Pukli: sul suo sito, nella sezione "articoli", si trovano due bei capitoli intitolati "Robe da chiodatori". La loro lettura sarà sicuramente di stimolo e ispirazione per le nuove generazioni di chiodatori...
SCARICA LA DISPENSA SULLA CHIODATURA
Un piccolo sogno? Riuscire a sensibilizzare amministrazioni ed enti
locali sul tema dell'arrampicata sportiva, in maniera da trovare i fondi
necessari per una corretta sistemazione e manutenzione delle falesie...
attività che finora è sempre stata svolta (tranne rarissimi casi) in
maniera del tutto amatoriale.
L'arrampicata sportiva conta sempre più adepti e dovrebbe essere considerata alla stregua delle altre attività turistiche di montagna su cui la Valle d'Aosta ha investito tanto e continua tuttora ad investire.