Sguardo a Sud dalla cima di Monte Cofano, verso Erice e Trapani |
L'obiettivo principale della trasferta era terminare la richiodatura completa a fittoni resinati de *La collina dei conigli* |
- Perché, dopo solo 7 anni, un ancoraggio inox garantito per reggere 2500 kg si è potuto spezzare con un carico di neanche un paio di centinaia di kg?
La risposta precisa a questa domanda credo che non esista. Si possono soltanto fare delle ipotesi e prendere delle contromisure.
Per quanto riguarda le prime, si tratta di un discorso troppo ampio che comprende la particolare conformazione della parete (costantemente strapiombante e mai toccata dalle piogge), la litologia (calcare di colore arancio molto scuro), il materiale del tassello inox (teoricamente AISI 304 acquistato a suo tempo con garanzie di utilizzo in ambiente marino... ma da analisi su campioni simili neanche di quel tipo), il fatto che il bullone dell'unico altro tassello corroso (tra i quasi 50 sostituiti) fosse allentato, ecc.
Per quanto riguarda invece le contromisure, questo caso è più che esauriente per convincersi che gli arrampicatori in parete devono essere ancorati ad almeno 2 punti. Nel caso specifico della via sul Monte Monaco, consiglio a tutti i futuri ripetitori - in caso di dubbi sulla tenuta degli ancoraggi fissi - di integrare con protezioni veloci che possono essere piazzate praticamente ovunque. Il messaggio tra le righe per gli intenditori può essere letto anche come: "la via è fattibile interamente TRAD"... molto interessante ;-)
- Perché richiodare completamente la via e non sostituire solo i punti di dubbia tenuta?
Per una sorta di malattia mentale che sfocia, talvolta, nel perfezionismo e perché non mi è mai piaciuto vedere lavori di chiodatura eterogenei. Durante la richiodatura è stata rispettata rigorosamente la posizione dei punti originali (che erano stati piazzati dal basso), tranne la prima sosta che è stata spostata poco più a monte.
- Perché non utilizzare ancoraggi in titanio, unico materiale in grado di resistere alla corrosione marina?
Costa troppo ed è praticamente impossibile da trovare. Attualmente l'inox AISI 316L è un buon compromesso... ma, in quanto tale, non risolve il problema. Tra qualche anno (si spera un po' più di 7) sarà da sostituire. La via non è soggetta a manutenzione programmata, motivo per cui deve essere identificata come "terreno d'avvenura": chi decide di salirla lo fa a proprio rischio e pericolo e deve essere in grado di valutare ogni evenienza. Qualche friend, ad integrazione dei punti fissi, può essere utile per aumentare la sicurezza della progressione.
In tutta questa operazione devo ringraziare Cesare Raumer per aver fornito il materiale (fittoni inox Superstar 10x80 mm linea marina AISI 316L e resina Berner Multicompoud System Epoxy) e la Climbing House di San Vito Lo Capo per aver messo a disposizione il trapano. Per qualsiasi informazione e aggiornamento, anche sullo stato di usura dei materiali, consiglio di non esitare a interpellare Daniele e Ivan, sempre gentili e disponibili.
Dopo la richiodatura, naturalmente, ci siamo anche concessi un po' di scalate qua e là, tra San Vito Lo Capo, Ficuzza e Caltavuturo. Abbiamo visitato principalmente falesie, con l'eccezione di una via multipitch sulla Rocca Ramosa: *Io, Giorgio e Ramosa* (240 m, 7a max, 6b+ obbl.). Maggiori dettagli nella galleria delle immagini.