L'elenco dei posti da visitare e di pareti da scalare è infinito e la Valle di Lanaitto, quando si parla di Sardegna, è sempre stato tra i favoriti. Per una ragione o per un'altra però non sono mai riuscito a colmare questa lacuna; meglio tardi che mai, si dice. Ne avevo sempre sentito parlare bene ma, tra le informazioni che circolavano, mi aveva sempre spaventato quella che la indicava come un posto caldissimo e frequentabile solo in inverno. Non sono un amante delle arrampicate sotto il sole cocente, quindi avevo sempre rimandato. Quest'anno invece ho pensato che un tentativo andava fatto ed ho scelto una via rappresentativa (almeno per me) ma che garantisse qualche ora di ombra mattutina: *Ischintzidda* (180 m, 7a+ max, 6b+ obbl.) sulla parete Sud del Monte Uddé. Si tratta di una via aperta a metà degli anni 2000 da A. Currò e L. Nadali, quest'ultimo sicuramente una garanzia in materia di estetica e qualità delle sue vie. Le aspettative sono state confermate, sia per il luogo sia per la via: selvaggio è l'aggettivo che descrive meglio tutto l’insieme. Inutile dire che frequentazione nulla e assenza di segnale telefonico nell'arco di chilometri ne amplificano la potenza e la bellezza.
Nonostante gli anni passati dalla sua apertura, il fatto che la via non si trovi direttamente sul mare ne ha agevolato il buono stato di conservazione. Occorre comunque prestare sempre attenzione a non rimanere su un punto solo, visto che si tratta di inox A2 Raumer ovvero quello che ha dato maggiori problemi sulle isole. Per quanto riguarda l'arrampicata e la qualità della roccia, invece, nulla da eccepire: top. Ogni tiro impegna il giusto anche se uno in particolare è andato oltre le aspettative: il caratteristico diedro del quarto tiro. Non è il più difficile tecnicamente ma sicuramente il più complesso.
Piccola soddisfazione personale, infine, quella di aver percorso tutta la via da capocordata e in bello stile (
onsight).
Materiale: corde da 60 m, 14 rinvii, casco, eventualmente una piccola scelta di friends per addolcire qualche runout.
Esposizione: prevalentemente Sud ma la via rimane all’ombra fino al primo pomeriggio.
Avvicinamento: al termine della discesa ciottolata che permette di entrare nella Valle di Lanaitto si giunge nei pressi di una deviazione. Imboccare in auto la strada sterrata a destra che sale a mezzacosta fino ad un altro bivio. La strada principale prosegue diritto verso Sa Oche; per raggiungere la parete occore invece salire a destra ma solo se in possesso di un veicolo 4x4. Altrimenti si può lasciare l'auto di fianco alla strada e salire a piedi (10/15 minuti in più). Poco prima del Cuile Giobbe imboccare a destra una sorta di traccia (qualche ometto poco evidente) che sale sfruttando le zone più aperte tra la vegetazione verso la strettoia del canale a valle dell'evidente parete del Monte Uddé. Risalirlo faticosamente fino all'attacco, nei pressi di un piccolo anfratto (fix con cordoni). Calcolare circa 45 minuti.
Discesa: in doppia lungo la via.
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Avvicinamento sul classico terreno "misto sardo" (pietraie-arbusti), non così terribile però.
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Primo tiro, progressivamente più difficile (7a): un bel biglietto da visita.
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Quarto tiro (7a): un diedro apparentemente difficile-ma-gestibile che invece si è rivelato un'insospettabile sagra delle bastonate. Ho dovuto raschiare il fondo di tutte le riserve per non cedere alla tentazione di appendermi alla corda. Mai partire per un tiro troppo rilassati!
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Alessandra in uscita dal quarto tiro.
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Sesto tiro (6c+): due belle chiusure su una fessura fisica portano all'ultimo diedro dove probabilmente gli apritori avevano finito le batterie del trapano, considerati i runout (non difficili) che bisogna affrontare.
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Discesa in doppia molto veloce, con vista panoramica sul resto della parete.
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Vista d'insieme sulla bella parete Sud del Monte Uddé.
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