Erano
ormai troppi anni che avevo messo in programma la richiodatura
completa della via “Chiacchiere e distintivo”, sulla parete Nord
dell'Addaura (Monte Pellegrino, Palermo). Dopo l'apertura nel 2009,
ero tornato a ripeterla nel 2014 constatando già l'avanzato stato di
degrado dei fix. Come tanti chiodatori in quel periodo, avevo
utilizzato quello che all'epoca veniva venduto come inox adatto
all'utilizzo marino (A2 o 304) ma che poi si è rivelato altamente
pericoloso; mi riferisco più che altro ai tasselli a espansione che
hanno dato e continuano a dare problemi di rottura vicino al mare.
Non volevo che passasse molto tempo e che qualcuno rischiasse di
farsi seriamente male a causa del possibile cedimento di un
ancoraggio. La
questione della responsabilità del chiodatore nei confronti delle
vie che attrezza è piuttosto delicata e se n'è parlato più volte
in molte sedi senza peraltro arrivare ad una conclusione.
L'itinerario in questione appartiene a quello che viene definito dai
transalpini come grande
voie e/o terrain
d'aventure, ovvero
un àmbito sostanzialmente “alpinistico” dove è richiesta
esperienza da parte dell'arrampicatore per valutare il terreno su cui
si muove. Non può e non deve essere assimilato ad un contesto privo
di pericoli. Tutto questo per dire che non è scritto da nessuna
parte, fortunatamente, che chi attrezza una via di questo tipo debba
per forza occuparsi anche della sua manutenzione. I ripetitori,
quindi, devono assumersi tutte le responsabilità del caso e devono
essere in grado di valutare se il materiale in posto è affidabile o
meno. Detto ciò, è logico pensare che una via attrezzata con
materiale non adeguato cada ben presto nel dimenticatoio dopo qualche
ripetizione che ne decreti la relativa pericolosità. L'unico modo
per riportarla in auge è quindi quello di operare una sorta di
restauro, partendo dal rinnovamento del materiale in posto. Non è
garanzia di successo ma aiuta. È in quest’ottica che ho deciso di
sacrificare due giorni di vacanza per rendere nuovamente fruibile una
via che mi sta particolarmente a cuore e che reputo altresì
interessante per la comunità arrampicatoria. I motivi sono svariati.
Si tratta infatti di un itinerario di più tiri non particolarmente
lungo; le difficoltà sono adatte ad un gran numero di arrampicatori
sportivi disposti però a mettersi in gioco con una chiodatura che
non è sempre stile falesia; l’avvicinamento è relativamente
comodo anche se richiede un minimo di dimestichezza con le manovre di
corda; l’ambiente è quello tipico suburbano siciliano che comunque
ha un suo fascino dalle sfumature underground. Purtroppo
la fortuita coincidenza di eventi per cui ho potuto tornare in
Sicilia si è verificata solo nella primavera scorsa; meglio tardi
che mai, si dice. Aiutato da Alessandra, ho quindi provveduto a
sostituire tutti i vecchi fix inox 304 da 10x60 mm con nuovi punti
sempre inox ma 316L da 12x110 mm, soste comprese. L'impegno originale
della via è stato mantenuto tale, ad eccezione di un punto aggiunto
in partenza sul secondo tiro. Ho anche colto l'occasione per
effettuare un ritocco alla valutazione tecnica, che era forse un po'
generosa nella difficoltà massima ma più che altro, a tratti,
imprecisa. È sempre difficile parlare di gradi in arrampicata, però
un'indicazione di massima va data. Qui, più che in altri contesti,
la valutazione è influenzata dalle condizioni in cui si trova la
roccia. Il fatto che si arrampichi con vista sul mare è senza dubbio
suggestivo ma comporta necessariamente il rischio di trovare la
roccia scivolosa con particolari condizioni meteorologiche.
Complessivamente si tratta di una via estremamente omogenea, dove è
richiesto un solido 7a
per poter apprezzare la scalata senza stress aggiuntivi. Ora
che “Chiacchiere e distintivo” è tornata agli antichi splendori,
non resta che augurare buon divertimento a tutti coloro che vorranno
visitare questa parete ben visibile dalla spiaggia di Mondello e
situata in un contesto ambientale relativamente selvaggio pur
trovandosi a poche centinaia di metri dal caos cittadino.
Materiale: tutta la via è attrezzata con
materiale inox A4 (AISI 316L), tasselli MKT BZ Plus 12x110 mm e
placchette Vertical Evolution. Alle soste si trovano catene con
anello chiuso di calata. Corda da 60 m + corda di servizio,
13 rinvii e casco sono sufficienti.
Esposizione: Nord, sempre all'ombra.
Avvicinamento: due accessi possibili, dall'alto oppure dal basso. Il primo è assolutamente consigliato, per semplicità e comodità, ma richiede un minimo di dimestichezza con la gestione delle calate su terreno sconosciuto; nulla di complicato ma non è il terreno più adatto come iniziazione. In questo caso, dalla zona del porto di Palermo occorre imboccare la strada panoramica che sale sul Monte Pellegrino. Immediatamente dopo il Santuario di Santa Rosalia, proseguire in discesa verso sinistra. La strada è ufficialmente chiusa al traffico ma è possibile continuare in auto circa 400 metri fino ad un cancello sulla destra che sbarra l'accesso alla strada sterrata che si addentra nel bosco.
Lasciata l'auto, seguire la sterrata principale verso sinistra, tendenzialmente in direzione NNO, in lieve discesa. Giunti nei pressi del bordo della parete, la strada piega a destra; abbandonarla per dirigersi direttamente sull'orlo del salto. L'ancoraggio per la prima calata si trova nei pressi di alcuni grandi cavi metallici installati come opere di difesa idrogeologica. Circa 15 minuti dall'auto, in falsopiano.
È possibile anche l'accesso dal basso ma, quando la vegetazione è rigogliosa, può risultare assai complicato. Esiste una traccia, segnalata con ometti, che raggiunge la base sinistra della parete dal termine di via Annone, ovvero il punto più alto raggiungibile in auto a monte delle abitazioni dell'Addaura. Si imbocca in corrispondenza di un varco facilmente apribile, lungo la cancellata in ferro che impedisce l'accesso al bosco. In questo caso, mettere in conto circa 30 minuti di cammino e molta vegetazione, soprattutto nell'ultimo tratto prima dell'attacco della via, che attualmente è la più a destra della parete. Visibile in alto il primo fix inox da 12 mm.
Discesa: vedi avvicinamento.
Esposizione: Nord, sempre all'ombra.
Avvicinamento: due accessi possibili, dall'alto oppure dal basso. Il primo è assolutamente consigliato, per semplicità e comodità, ma richiede un minimo di dimestichezza con la gestione delle calate su terreno sconosciuto; nulla di complicato ma non è il terreno più adatto come iniziazione. In questo caso, dalla zona del porto di Palermo occorre imboccare la strada panoramica che sale sul Monte Pellegrino. Immediatamente dopo il Santuario di Santa Rosalia, proseguire in discesa verso sinistra. La strada è ufficialmente chiusa al traffico ma è possibile continuare in auto circa 400 metri fino ad un cancello sulla destra che sbarra l'accesso alla strada sterrata che si addentra nel bosco.
Lasciata l'auto, seguire la sterrata principale verso sinistra, tendenzialmente in direzione NNO, in lieve discesa. Giunti nei pressi del bordo della parete, la strada piega a destra; abbandonarla per dirigersi direttamente sull'orlo del salto. L'ancoraggio per la prima calata si trova nei pressi di alcuni grandi cavi metallici installati come opere di difesa idrogeologica. Circa 15 minuti dall'auto, in falsopiano.
È possibile anche l'accesso dal basso ma, quando la vegetazione è rigogliosa, può risultare assai complicato. Esiste una traccia, segnalata con ometti, che raggiunge la base sinistra della parete dal termine di via Annone, ovvero il punto più alto raggiungibile in auto a monte delle abitazioni dell'Addaura. Si imbocca in corrispondenza di un varco facilmente apribile, lungo la cancellata in ferro che impedisce l'accesso al bosco. In questo caso, mettere in conto circa 30 minuti di cammino e molta vegetazione, soprattutto nell'ultimo tratto prima dell'attacco della via, che attualmente è la più a destra della parete. Visibile in alto il primo fix inox da 12 mm.
Discesa: vedi avvicinamento.
Il nuovo topo della via. |
Preparativi in cima alla via, prima di calarsi in doppia. |
Il contesto ambientale è quello tipico urbanizzato di Mondello. |
Il lavoro è solo apparentemente semplice; in realtà non tutti i vecchi fix si spaccano come da programma e alcuni richiedono un po' di tempo supplementare. |
Il risultato finale però è soddisfacente: a forza di piantare fix da 12 mm, i vecchi da 10 mm appaiono quasi inadeguati. |
Ultima sosta della via: catena inox 326L con anello chiuso di calata. Per un po' di anni non dovrebbe richiedere manutenzione. |